Papa Francesco converte il lìder Maximo:le parole di D'Alema su Bergoglio / Bechis
Massimo D'Alema ha scoperto la sua nuova vocazione politica: è diventato francescano. Un vero papa-boy: non avrà più l'età., ma ha l'entusiasmo di un bambino. A D'Alema piace da morire papa Francesco, che “è stato addirittura definito comunista. E su cui perfino qualcuno dibatte chiedendosi se sia più avanti della sinistra...E' un Papa che suscita clamore, oppure con l'espressione cruda che lui stesso ha usato.. casino”. Gli piace perchè è meridionale come lui: “Francesco sta da quella parte del mondo da cui proviene. Pochi hanno messo l'accento sul fatto che è il primo Papa che viene dal Sud del mondo. Poi certo, c'è anche un po' di campanilismo argentino... Ma il Sud del mondo non è soltanto un luogo geografico, è anche un luogo sociale, antropologico”. Ecco Francesco arruolato fra i dalemiani ad honorem, anche perchè parla di “ diseguaglianza, lotta alla povertà, radicale riconversione ecologica dello sviluppo... Beh, se non sono questi i tratti identitari di una sinistra moderna, non so di che stiamo parlando...”. A D'Alema convince perfino l'idea di papa Francesco di un mondo dentro una terza guerra mondiale scoppiata pezzo dopo pezzo. E quasi ne gode: “Sicuramente chi immaginava che finito il comunismo, finite le ideologie, avremmo vissuto in un mondo pacificato dal mercato, purificato dalle ideologie e pervaso dal benessere del mercato, ha scoperto oggi che questa teoria si è rivelata fallace”. Ecco le immagini della sorprendente conversione del lìder Massimo fra le pareti dell'Istituto Sturzo di Roma alla presentazione della rivista della Fondazione Italiani Europei. E alla fine D'Alema tira anche una stoccata a Matteo Renzi sulla legge Cirinnà: "Non voglio entrare in una discussione sui diritti, perchè poi si sfocia in cose da tecnicalità parlamentari... Roba da cui voglio fortunatamente rimanere fuori. Sono rimasto fuori dal Parlamento, non vedo perchè dovrei entrare dentro ai pasticci che vi accadono. Onori ed oneri a ciascuno...”. Franco Bechis