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Amatrice dopo il terremoto, il dolore e la vergogna: com'è ridotta la scuola antisismica

Costruita nel 2012, secondo le norme anti-sismiche, tre anni dopo il disastro dell'Aquila. E crollata, distrutta: è la scuola di Amatrice, uno dei simboli (e delle vergogne) del terremoto che ha devastato nella notte l'Italia Centrale. Paesi distrutti, cancellati dalle mappe geografiche, decine di morti, centinaia di dispersi, migliaia di sfollati. La prima scossa di magnitudo 6.0 è avvenuta alle 3.36 di notte, quando la maggior parte degli abitanti dormiva. Le case dei centri storici dei piccoli paesi montani sull'Appennino tra Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo sono venute giù come sabbia. Le aree di più recente costruzione, secondo norme anti-sismiche, hanno invece retto. Non questa scuola di Amatrice, però. Qualcuno dovrà spiegare perché, una volta passata l'emergenza dei soccorsi. Il dolore e la disperazione, invece, continueranno a lungo. Forse anche la rabbia.  Amatrice - Il bilancio parziale parla di 37 morti. È un cumulo di macerie il centro storico di Amatrice, dove i soccorritori sono al lavoro per estrarre i sopravvissuti del sisma di questa notte. Da uno stabile completamente crollato in viale Francesco Grifoni si sentono le richieste di aiuto di una donna che dovrebbe trovarsi sotto le macerie insieme a un uomo e a un bambino dei quali al momento non si hanno notizie. In precedenza dallo stabile era stato estratto anche un cadavere. Nella periferia della città completamente distrutta sono stati allestiti alcuni punti di soccorso per i feriti. "Il centro di Amatrice non esiste più, è crollato. Ci sono decine di operatori della Protezione Civile, vigili del fuoco, esercito, volontari", conferma il presidente della Regione Nicola Zingaretti, giunto nel centro del Reatino. "È Un paese che non c'è più, aiutateci", ha dichiarato il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. Accumoli - Secondo le informazioni provenienti dai primi gruppi di soccorso ad Accumoli, il piccolo centro del reatino epicentro del terremoto, le vittime fino a questo momento accertate sarebbero 7 oltre a 4 dispersi e 2.000 sfollati. "Ci sono due morti accertati e una famiglia di quattro persone sotto le macerie. La situazione è drammatica", spiega il sindaco Stefano Petrucci. "Poche case hanno retto al terremoto, siamo in mezzo alle macerie". La situazione è gravissima. Nella frazione di Illica ci sono dei morti accertati. La gente oramai è al sicuro, ma non riusciamo a tirare fuori dalle macerie due bambini con i genitori. Io sono dietro la casa parrocchiale, il parroco è intrappolato al secondo piano e non riusciamo a tirarlo fuori". Arquata del Tronto - Ci sono tre vittime del Comune in provincia di Ascoli "e il bilancio potrebbe salire". A confermarlo Luca Ceriscioli, presidente della Regione Marche, intervistato da Rainews. "Le strade sono percorribili - spiega il governatore - e Ascoli Piceno è l'ospedale di riferimento. Ora l'obiettivo è soccorrere le vite umane". Pescara del Tronto - Sono dieci i morti nella piccola frazione del Comune di Arquata. "Nella frazione di Pescara la situazione è complicata anche perché la strada statale di accesso, che è quella che collega Ascoli a Norcia-Spoleto, è lesionata", spiega all'Adnkronos il sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli. Due bambini romani, un maschio e una femmina, sono tra i morti causati questa notte. Lo sostiene una residente del posto, anche lei di origini romane. I due bimbi non erano fratelli. Sempre secondo la donna, il padre di uno delle sue vittime sarebbe ancora sotto le macerie della sua casa. A Pescara del Tronto è in corso una corsa contro il tempo da parte di decine di soccorritori per salvare la vita al maggior numero di persone ferite e rimaste bloccate sotto i resti delle case distrutte. "Il paese non esiste più - è il grido disperato del sindaco di Arquata, Aleandro Petrucci -, quasi tutte le case di Pescara del Tronto sono crollate. È un disastro".

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