Svezia, la premier Magdalena Andersson si dimette dopo 8 ore: crisi lampo, una fine drammatica
Non ha fatto in tempo a festeggiare il traguardo di essere la prima donna a diventare capo del governo nella storia della Svezia che, nell'arco di poche ore dal voto di fiducia di ieri, la neo-premier Magdalena Andersson, 54 anni, s' è dimessa. Tutta colpa di un partito della coalizione, i Verdi, che ha fatto capire che avrebbe fatto mancare il suo appoggio sulla legge di bilancio. Perla Svezia è un nuovo sintomo di una instabilità quasi di tipo "mediterraneo", dopo che alcuni mesi fa, il 21 giugno 2021, per la prima volta nella storia del Paese scandinavo, un governo era caduto per un voto di sfiducia. Allora era toccato al socialdemocratico Stefan Löfven, il quale, quindi, resta ancora in carica, da dimissionario, dato che la sua successione da parte della Andersson non è andata, per ora, a buon fine. La signora Andersson, già ministro delle Finanze dell'esecutivo uscente, era subentrata a Lofven il 4 novembre nella carica di leader del Partito Socialdemocratico e ieri sembrava ormai fatta anche riguardo al premierato, seppure di strettissima misura. In mattinata, al Parlamento, Magdalena era stata già nominata primo ministro, dopo un voto estremamente risicato, essendo espressione di una coalizione di minoranza. Era stata eletta con 117 voti favorevoli, 57 astenuti e 174 contrari. Cioè appena uno in meno della maggioranza di 175 sui 349 legislatori del Riksdag, il cui eventuale voto contrario boccia qualsiasi premier. Senza maggioranza contraria infatti in Svezia un governo entra il carica. Poche ore dopo, mentre si discuteva la legge di bilancio, erano emerse delle modifiche volute dai conservatori, al che i Verdi hanno ritirato l'appoggio espresso alla Andersson poco prima. Il leader dei Verdi, e vice premier, Per Bolund, ha detto: «È un momento molto difficile, siamo sorpresi ed indignati dalle azioni del Partito del Centro, per noi la politica non è un gioco». Da parte sua, la neo-premier subito "impallinata" ha commentato: «La pratica costituzionale prevede che un governo di coalizione dovrebbe dimettersi quando uno dei partiti membri lascia. Non voglio guidare un esecutivo la cui legittimità è messa in dubbio».
di Mirko Molteni