Iran e Usa, verso l'escalation militare: petroliere silurate nel Golfo, drammatico sospetto
Gli Usa accusano Teheran, sostenendo che è «altamente probabile che l' Iran abbia causato questi attacchi», ma oggettivamente non si capisce perché gli ayatollah abbiano architettato l' attacco a due petroliere legate in qualche modo a Tokyo mentre il premier giapponese Abe si trovava nella capitale iraniana per trovare una mediazione sul dossier nucleare tra Iran e Stati Uniti. Semmai l' attacco, sembrerebbe a colpi di siluro, alle petroliere nel golfo di Oman, una norvegese, battente però bandiera delle Isole Marshall, e l' altra battente bandiera panamense, sembra piuttosto studiato per far saltare le trattative in corso. E in questo caso si potrebbe parlare anche di iraniani, ma di frange oltranziste, non legate al governo di Teheran. Il primo risultato certo è che il prezzo del petrolio è subito salito del 4%, superando i 52 dollari al barile. Il ministro del Commercio nipponico Hiroshige Seko ha assicurato che le navi erano dirette con il loro carico in Giappone, mentre quello iraniano, Mohammad Javad Zarif, ha dichiarato su twitter che la concomitanza tra l' attacco e il summit è «a dir poco sospetta» e che «il "Forum del dialogo regionale" proposto dall' iran è ormai una necessità imperativa». L' Iran sostiene tra l' altro di aver salvato gli equipaggi delle due navi, ma in questo caso si tratta sì di una dichiarazione in parte falsa. arriva la V flotta Almeno 21 marinai sono stati salvati dalla nave americana Bainbridge, facente parte della V Flotta che si trova in zona guidata da una portaerei a propulsione nucleare. Già il 12 maggio scorso, quattro petroliere erano state attaccate al largo della costa di Fujairah, negli Emirati Arabi Uniti. Delle quattro navi commerciali una batteva bandiera degli Emirati Arabi Uniti, due erano petroliere saudite e la quarta era una nave cisterna norvegese. Successivamente Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e la Norvegia dopo un' indagine congiunta hanno dichiarato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che «ci sono forti indicazioni che i quattro attacchi facessero parte di un' operazione sofisticata e coordinata condotta con una significativa capacità operativa», senza però specificare di quale nazione potesse trattarsi. Relativamente all' attacco di ieri il portavoce della società norvegese Frontline, proprietaria della nave colpita, ha comunque detto che «c' è stata un' esplosione seguita da un incendio», ma che le cause non possono essere ancora confermate. «Non confermiamo che sia stato un attacco, perché non possiamo farlo», ha concluso il portavoce, dicendo che la petroliera non è ancora affondata. Dichiarazioni caute arrivano anche da Mosca, il cui viceministro degli Esteri Serghei Ryabkov invita alla calma: «Vorrei mettere in guardia da conclusioni affrettate. Di recente stiamo assistendo a un' intensificata campagna di pressioni politico-psicologiche e militari sull' Iran». di Carlo Nicolato