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Sottomarino San Juan, speranze finite: la morte orribile dei 44 marinai, "schiacciati dall'acqua"

Sono ridotte al minimo le speranze per i 44 membri del sottomarino argentino ARA San Juan. I sistemi di rilevamento idroacustici hanno rilevato che c'è stata una esplosione 10 giorni fa, proprio nel percorso che il sottomarino dovrebbe seguire nel Sud Atlantico. Sei navi e tre aerei pattugliano la zona: "Dobbiamo trovare il sottomarino sul fondo del mare. La zona è ideale, l'ambiente è ostile ed è molto difficile da trovare", ha ammesso il portavoce della marina, il capitano Enrique Balbi, dando il primo bollettino quotidiano. Di fatto, il San Juan potrebbe essere già una tomba del mare. Luca Revelli, chirurgo e direttore del Master di Medicina del mare dell'Università Cattolica-Policlinico A. Gemelli di Roma, ha ipotizzato all'agenzia Adnkronos la dinamica dell'incidente e gli effetti di una esplosione a bordo. "A 21 atmosfere di profondità, avrebbero avuto un impatto con l'acqua pari al peso di un tir precipitato in testa. Un scontro tanto violento che non gli avrebbe dato il tempo di rendersi conto di cosa accadeva". Anche nel primo caso considerato, quello di un problema elettrico che avrebbe bloccato le comunicazione con l'esterno, la morte sarebbe arrivata rapidamente: "La minaccia maggiore arriva dall'ipotermia che può essere acuta o cronica. Se ci fosse stato un allagamento e i marinai fossero venuti a contatto con l'acqua gelida è chiaro che non avrebbero potuto resistere che poche ore. Plausibile anche la morte per annegamento o asfissia per l'esaurimento delle riserve di ossigeno". 

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