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Catalogna, l'ora del mistero in cui è saltata la secessione: le telefonate e le pressioni di Merkel e Ue

La secessione della Catalogna è saltata in un'ora, imbottita di mistero, telefonate, pressioni. Nei poco meno di sessanta minuti in cui è slittato il discorso del governatore catalano Carles Puigdemont davanti al Parlament di Barcellona è successo di tutto. Il presidente era arrivato convinto di annunciare l'indipendenza unilaterale, poi, pare, è arrivato il pressing di due "amici" come Iglesias, leader di Podemos, e la Colau, sindaca di Barcellona, che come riferisce il Corriere della Sera l'avrebbero convinto a scegliere la linea morbida della "indipendenza sospesa" dalla Spagna. Far leva cioè sul risultato del referendum catalano per costringere il governo di Madrid a "dialogare", con l'obiettivo più realistico non dello strappo ma di un maggior federalismo. Ora, è il ragionamento dei "mediatori", la responsabilità delle conseguenze sarà sulle spalle del premier spagnolo Mariano Rajoy, anche davanti alle autorità internazionali. Il no secco con cui ha gelato la richiesta di dialogo, già nella serata di martedì sera, potrebbe farlo passare dalla parte del torto nei confronti dei referenti dell'Unione europea. Ecco, gli altri grandi protagonisti: le "autorità internazionali". Si parla di tre telefonate di Angela Merkel a Rajoy, con la cancelliera tedesca preoccupata che lo scontro degenerasse nuovamente in repressione militare e violenza fisica. E poi c'è stato l'appello del presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, che dopo aver ignorato per mesi Puigdemont l'ha invitato pubblicamente, chiamandolo per nome, a "rispettare l'ordine costituzionale e a non annunciare una decisione che renderebbe impossibile questo dialogo". E poi la grande finanza. Suggerisce il Corsera di una discesa in campo di CaixaBank, 32mila impiegati e terza banca per attivi dell'intera Spagna. Una potenza internazionale, una istituzione in Catalogna, che non avrebbe alcun interesse in caso di divorzio turbolento.

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