Strage Las Vegas, attacco pianificato da tempo? Così il killer è riuscito a fare così tanti morti
A Las Vegas si è consumata la più grave strage per armi da fuoco negli Stati Uniti. La vicenda, ormai, è nota: Stephen Paddock, 64 anni, ha aperto il fuoco da un hotel su un evento di musica country. Un eccidio: ad ora si contano 58 morti, oltre 500 feriti tra proiettili e travolti dalla folla in fuga. L'Isis ha rivendicato la strage, sostenendo che il pensionato fosse un soldato del Califfo, recentemente convertito all'islam. (Nel video, l'attacco ripreso dalla platea del concerto da uno spettatore) E sulla vicenda prova a fare il punto Guido Olimpio del Corriere della Sera, esperto di strategie militari, il quale mette in luce alcuni aspetti decisivi per comprendere come possa aver mietuto un numero così elevato di vittime. In primis, il killer ha scelto con cura il punto per aprire il fuoco sulla folla. Una stanza in alto, per colpire a ripetizione prima di poter essere localizzato e neutralizzato. Dunque, per certo la strage è stata a lungo pianificata. Se al contrario avesse attaccato mescolandosi tra le persone, sarebbe stato neutralizzato molto prima. Non è errato ipotizzare che il killer abbia eseguito sopralluoghi in precedenza, tanto che secondo diverse indiscrezioni sarebbe arrivato all'albergo il 28 settembre. Anche l'obiettivo è stato scelto con cura: poco protetto, con migliaia di potenziali vittime. La lunga premeditazione viene dimostrata anche dal grande numero di armi e munizioni che aveva portato con sé: la polizia ha rinvenuto infatti dieci armi lunghe, o fucili, nella sua stanza d'hotel. E ancora, le raffiche prolungate - che si odono anche in alcuni video - indicano caricatori di grande capacità. Per quanto le autorità statunitensi neghino qualsiasi legame con organizzazioni terroristiche, il dettaglio della pianificazione e la profondità dell'arsenale legittimano qualche sospetto: per certo, sottolinea Olimpio, ha imitato tecniche terroristiche e si è comportato da terrorista. Per ultimo, va sottolineato come Paddock fosse consapevole di quale sarebbe stato il suo destino, ovvero la morte nel corso dell'azione: gli autori di questi attacchi, infatti, hanno pochissime speranze di sopravvivere. Spesso cercano la morte per mano degli agenti, oppure si suicidano, come sarebbe avvenuto nel caso della strage di Las Vegas.