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Terremoto in Messico, morte e devastazione. Le immagini dell'ecatombe

«È stato il terremoto più forte che ci sia stato in Messico negli ultimi 100 anni», ha detto il presidente Enrique Peña Nieto. Con epicentro in quello Stato del Chiapas già famoso per la virtual-guerriglia zapatista, il suolo ha però tremato per un minuto alle 11,52 locali - le 6,52 italiane - con la magnitudo nient' affatto virtuale di 8,2, provocando addirittura un allarme tsunami, fortunatamente poi revocato dopo un' ora. E un' altra sessantina di scosse di assestamento sono seguite. Almeno 50 milioni di persone lo hanno percepito, e 61 sono state le vittime. Tre dei morti nel Chiapas sono periti nel crollo di una casa, e due delle vittime del Tabasco erano bambini: uno è rimasto sotto un muro; un altro era collegato a un respiratore artificiale che si è fermato quando se ne è andata la luce. Molte persone sono rimaste imprigionate tra le rovine dell'«Ane Centro»: un hotel di sei piani nella località di Matías Romero, nell' Oaxaca, che è collassato parzialmente, inclinandosi su uno dei fianchi. La stessa Matías Romero è stata la località più colpita assieme alla vicina Juchitán, nell' istmo di Tehuantepec. È lì che si è concentrata la maggior parte delle vittime per via del crollo di una chiesa, di un municipio e di diverse abitazioni. Certo, se si considerano le 10.000 vittime che aveva fatto il terremoto di Città del Messico del 19 settembre 1985 alla magnitudo addirittura lievemente inferiore di 8,1, l' impressione è che sistemi di allarme e edilizia antisismica devono essere migliorati in maniera notevole. In effetti al momento della scossa le persone si sono riversate nelle strade a centinaia sì in pigiama, ma in relativo ordine, seguendo certe raccomandazioni di sicurezza ormai perfettamente interiorizzati. Siamo nella zona in cui convergono la spinta della placca sudamericana, quella della placca nordamericana e quella della placca del Pacifico, e i sismi sono frequenti. Nel Chiapas è stato comunque dichiarato lo stato di emergenza, e le scuole sono state chiuse in 11 dei 31 Stati del Messico. Il bello è che 24 ore prima il secretario de Gobernación Miguel Ángel Osorio Chong, corrispondente del nostro ministro dell' Interno, aveva lanciato un altro allarme terremoto che si era rivelato invece fasullo, e che aveva occasionato scherzi anche pesanti. Ma la fake news precedente non ha impedito al sistema anti-terremoti di funzionare comunque abbastanza bene. Un simbolo è stato forse l'Ángel de la Independencia, famoso monumento della capitale, risalente al 1910. La colonna che sorreggere una Vittoria Alata ha infatti visibilmente traballato, con un movimento il cui video è girato per i Social. Ma stavolta è rimasta in piedi, diversamente da quanto accadde col terremoto del 1957. Il problema è che ora piove sul bagnato, cioè sul terremotato. Verso la costa dello Stato di Veracruz sta infatti per abbattersi l' uragano Katia di cui è poi previsto il passaggio proprio per le aree sconvolte dal sisma. di Maurizio Stefanini

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