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Migranti, l'allarme della Ong Proactiva: "Siamo stati sequestrati dalla Guardia costiera libica"

La nave Golfo Azzurro della Ong Proactiva Open Arms "è stata sequestrata in acque internazionali dai guardiacoste libici e costretta a seguirli in acque libiche. Minacciano di sparare se non eseguiamo gli ordini". È la denuncia arrivata su Facebook da parte dell'organizzazione, già al centro delle polemiche per le contestazioni al codice Minniti sulle Ong attive nel Mediterraneo. Il fondatore della Ong, Oscar Camps, conferma l'allarme: "Minacciati con le armi, è un sequestro in piena regola". Nel frattempo un'esperta indipendente dell'Onu avverte sul rischio che ci siano più morti tra i migranti per effetto del codice di condotta proposto dall'Italia alle organizzazioni non governative e per le restrizioni alla ricerca e al salvataggio dei rifugiati imposte dalla Libia. In un comunicato, la relatrice speciale Agnes Callamard sottolinea che anche con un nuovo piano di azione per aiutare l'Italia ad allentare la pressione dei migranti e ad aumentare la solidarietà: "I Paesi dell'Ue devono rispettare i loro obblighi internazionali e proteggere le vite umane, senza discriminazioni". "Italia e Ue impongono procedure che potrebbero ridurre la capacità delle Ong di effettuare attività di salvataggio" e che "potrebbe causare più morti in mare", spiega la relatrice. Per questo, osserva, "la perdita di vite, essendo prevedibile e prevenibile, costituirà una violazione delle obblighi dell'Italia in materia di diritti umani". Questo lascia pensare, aggiunge Callamard, "che l'Italia e i Paesi dell'Ue considerano il rischio e la realtà dei morti in mare un prezzo minore da pagare in cambio della dissuasione a immigrati e rifugiati". L'esperta ha anche avvertito che il finanziamento di 46 milioni di euro alla Libia per il sostegno alla Guardia costiera può causare una "maggiore abominevole violenza" contro gli immigrati e i rifugiati tornati in questo Paese. "Alcuni - spiega l'esperta - sono assassinati deliberatamente, altri muoiono in seguito a torture, malnutrizione e negligenza medica". Callamard riconosce la necessità della Guardia costiera libica di migliorare le sue capacità, ma questo sostegno dell'Ue, ha avvertito, "non può avvenire senza garanzie dimostrabili del rispetto dei diritti umani degli immigrati".

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