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Pensioni, Mario Draghi apre il caso Lega: "Quota 100 non verrà rinnovata". Schiaffo a Salvini?

Addio Quota 100. Ad annunciarlo da Bruxelles è Mario Draghi, che anticipa "soluzioni graduali" sul tema delle pensioni. "Questo è oggetto di discussione nella legge di bilancio che presenteremo la prossima settimana. Ho sempre detto che non condivido Quota 100, che ha durata triennale e non verrà rinnovata. Ora occorre assicurare una gradualità nel passaggio alla normalità, a quello che era la normalità, ed è questo l'oggetto della discussione". In conferenza stampa al termine del Vertice Ue a Bruxelles, il premier precisa: "L'importante è tener fisso il fatto che la legge non verrà rinnovata per un triennio e che però occorre essere graduali nella sua applicazione. I dettagli verranno resi noti nel corso della legge di bilancio".

La notizia non farà di certo piacere a Matteo Salvini, leader della Lega, che in settimana ha già dovuto ingoiare il rifinanziamento per un ulteriore miliardo del reddito di cittadinanza. Le due misure-simbolo del governo gialloverde del Conte 1, insomma, avranno futuri opposti: il reddito, bandiera del M5s, va avanti. Quota 100, conquista leghista che mandò in pensione la contestatissima riforma Fornero, finisce qua.

L'intero pacchetto previdenziale rischia di venire stravolto. Secondo il Giornale, potrebbe non venire rinnovata Opzione donna, ad esempio. Occorrerà poi limitare i danni dello scalone creato dalla legge Fornero. "Si parla di Quota 102 nel 2022 e di Quota 104 nel 2023, maturabili rispettivamente con 64 e 66 anni di età (contro i 62 di Quota 100) ed almeno 38 di contributi - spiega sempre il Giornale -. Addirittura si vocifera di una Quota 103, nata proprio nella trattativa tra i partiti. Si tratterà, comunque, sempre di un'uscita anticipata di tipo volontario: chi lo vorrà, infatti, potrà continuare a lavorare fino a 67 anni".

La Stampa ha elaborato un a proiezione: un dipendente pubblico/privato con stipendio medio di 1.600 euro andato in pensione con Quota 100 tra 2019 e 2021 (62 anni di età e 38 di contributi) percepisce un assegno mensile di 1.300 euro. Con Quota 102 e Quota 104, invece, un dipendente nelle stesse condizioni dovrà attendere rispettivamente i 64 o 66 anni di età e comunque i 38 anni di contributi. Sul tavolo anche un indennizzo di 1.500 euro per le categorie usuranti (lavori gravosi e pericolosi sia nel settore pubblico che in quello privato). Necessari 63 anni di età e 36 anni minimi di contributi.

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