Dongguan (Cina), 23 apr. (askanews) - La pista di atletica con sensori sotto la superficie, una piscina per il nuoto controcorrente e un robot con una racchetta da pingpong. Sembra una innovativa sala giochi sportivi, ma è in realtà un incredibile laboratorio dell'innovazione l'Health Lab di Huawei a Dongguan, nel Guandong, in Cina. Qui si testano gli smartwatch che finiranno un domani sul mercato.
All'interno dell'Health Lab, ampio spazio è dedicato alla fase di simulazione: mentre atleti veri si allenano, grazie ai sensori e alle decine di telecamere posizionate ovunque, si tracciano i loro movimenti nel dettaglio, la resistenza e si analizzano decine di valori della salute. Corsa, nuoto, arrampicata, tiro al bersaglio sono tra i circa 80 sport monitorati con test tecnico professionali.
"Qui sviluppiamo tecnologie e soluzioni innovative per il fitness e la salute - ha spiegato il ricercatore dell'Health Lab Fang Peng - Creiamo gli scenari di allenamento per verificare se è possibile aggiungere ulteriori parametri di salute agli smartwatch. Poi, continuiamo a migliorare la precisione delle nostre letture".
A monte di tutto ciò c'è la fase di ricerca e sviluppo che prende vita in un altro luogo incredibile a Dongguan: è un'oasi in mezzo ai grattacieli il Campus R&D (Research and Development) che sorge sul lago Songshan: uno spazio di 1,2 milioni di metri quadrati, dove sono impiegate circa 30mila persone, suddiviso in diversi villaggi ispirati alle architetture europee: città universitarie, come Heidelberg e Oxford, laghi con ninfee o i portici di Bologna e l'arena di Verona. Un trenino elettrico collega i diversi ambienti dove all'interno degli edifici ci sono gli uffici di nanotecnologie, il reparto intelligenza artificiale, il team cloud e così via. Il tutto immerso in una vegetazione subtropicale che crea un ambiente silenzioso e incantato che favorisce "la concentrazione allontanando la pressione", ha spiegato la guida di Huawei.
D'altronde, sulla ricerca e sviluppo la tech company ha investito solo nel 2024 circa 23 miliardi di euro con oltre 150mila brevetti all'attivo. L'innovazione ha subito un'accelerazione esponenziale ai tempi del ban nel primo mandato di Trump che costò a Huawei il primato mondiale nella vendita di smartphone appena conquistato: da allora la tech company cinese ha fatto di necessità virtù per smarcarsi dalla dipendenza da componenti straniere. Così sono arrivati i processori Kirin e Kunpeng, il sistema operativo Harmony Os, i software per le auto elettriche a guida autonoma e TruSense, la tecnologia per salute e fitness utilizzata nei dispositivi indossabili.
Un ecosistema autonomo, costruito passo dopo passo in questi laboratori, che potrebbe rappresentare anche una nuova opportunità per l'azienda cinese, pronta ad offrire un'alternativa tecnologica concreta in tempi di dazi e di guerra commerciale globale.