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A Milano il nuovo hub di Just Eat

di TMNews lunedì 22 maggio 2023
2' di lettura

Milano, 22 apr. (askanews) - Un nuovo hub operativo a Milano per Just Eat. È stato inaugurato il terzo polo operativo del servizio di food delivery, il primo del capoluogo lombardo. È qui che i rider avvieranno e chiuderanno le proprie giornate lavorative, aumentando la propria sicurezza, nonché il welfare, vista la presenza in tutti gli hub di una zona interamente dedicata al ristoro. All'evento era presente Daniele Contini, Country Manager di Just Eat Italia:

Oggi con il terzo hub continuiamo l'apertura di questi centri dedicati ai rider, dove possono ritirare scooter elettrici e ritirare gli zaini, che sono costantemente sanificati. Questo hub consolida il modello di delivery che abbiamo avviato due anni fa nel nostro paese .

La parola d'ordine, oltre a sicurezza e welfare, è quella della sostenibilità, con gli scooter elettrici presenti nell'hub. Ma il polo operativo permetterà molteplici migliorie, come rimarca ancora Contini:

"Crediamo che sia importante che anche i rider possano lavorare in condizioni serene, senza correre, senza prendersi rischi inutile. Grazie all'hub, poi, il cibo viene conservato in zaini che vengono sanificati. Crediamo che le piattaforme di food delivery debbano lavorare, non solo il proprio servizio, ma anche le città in cui viviamo ".

A partecipare all'apertura dell'hub anche Alessia Cappello, Assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano.

"Just Eat è un unicum molto positivo, da portare come modello a tutte le altre aziende di delivery. Applica il contratto collettivo nazionale del lavoro, ha una flotta di dipendenti e applica un'attenzione al dipendente e al welfare che passa da luoghi di ristoro, come quello che inauguriamo oggi, a corsi di formazione ".

Just Eat, dunque, guarda nel futuro, cercando di implementare, sempre di più il benessere e la sicurezza di coloro che, ogni giorno, portano il cibo nelle case degli italiani.

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Tajani: Regeni? Ad Al-Sisi augurio collaborazione giudiziaria proceda

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "Ho detto che ci auguriamo che la collaborazione giudiziaria possa procedere e si possa risolvere il problema con la soddisfazione di entrambi i Paesi, perché è giusto che ci sia la conclusione di un procedimento giudiziario in corso". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, al termine dell'incontro con il presidente egiziano Al-Sisi, ha risposto a margine a chi gli chiedeva se nel corso del colloquio è stato affrontato il caso Regeni.

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Tajani: Italia sostiene Egitto in tutti i modi per cessate fuoco Gaza

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "L'Italia sosterrà in tutti i modi il tentativo di mediazione egiziana per arrivare a un cessate il fuoco prolungato tra Israele ed Hamas. Il lavoro dell'Egitto non è facile, ma ho messo a totale disposizione il nostro Paese perché si possa raggiungere la pace in questa tormentata area mediorientale. Anche per quanto riguarda la ricostruzione abbiamo rinnovato totale sostegno all'azione egiziana. Abbiamo detto che siamo pronti a fare tutto ciò che potrebbe essere utile per favorire la mediazione egiziana": lo ha affermato dal Cairo il ministro degli Esteri e vice-premier Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a margine, al termine dell'incontro con il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

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Tajani al Cairo: attacchi Houthi problema grave, 7 mld danni a Egitto

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "C'è una comunità d'intenti per cercare di garantire la libertà di navigazione attraverso Suez e attraverso il Mar Rosso. È un problema quello degli attacchi degli Houthi grave per l'Egitto, perché ha avuto danni enormi, circa 7 miliardi di dollari. Noi abbiamo avuto danni per le nostre imprese esportatrici, più le spese che dobbiamo profondere per la presenza della nostra Marina militare che deve garantire la libertà di navigazione nel Mar Rosso": lo ha dichiarato il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a margine al termine del colloquio con il presidente egiziano Al-Sisi al Cairo.

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Ai funerali del papa occhi puntati su Trump, Zelensky e Von der Leyen

Roma, 24 apr. (askanews) - Sono più di 170 le delegazioni attese per i funerali di Papa Francesco, sabato 26 aprile (alle 20) sul sagrato della Basilica di San Pietro: in prima fila ovviamente capi di Stato e di governo, sovrani e leader spirituali. Amici e cosiddetti "nemici", come il presidente dell'Argentina Javier Milei, che in passato non ha risparmiato critiche, insulti compresi, verso Francesco. Ma gli occhi restano puntati su Donald Trump, che in partenza venerdì prevede una trasferta di meno di 24 ore, rendendo poco fattibile un incontro decisivo sull'Ucraina o sulla guerra dei dazi a margine delle esequie del Pontefice.

Come è noto, ci sarà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma dopo il no alle pressioni americane per accettare un piano considerato da Kiev piuttosto una dichiarazione di resa, tra i due non tira buona aria.

E ci sarà soprattutto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che la premier Giorgia Meloni vorrebbe vedere formalmente a colloquio con il presidente americano: anche qui, però, difficile che si intavoli qualcosa che assomigli a un vero vertice.

Ci saranno inoltre il presidente francese Emmanuel Macron e i reali di Spagna Felipe VI e Letizia. Per la Germania sia il presidente Frank-Walter Steinmeier che il cancelliere uscente Olaf Scholz e per la Gran Bretagna il principe William e il primo ministro Keir Starmer. Poi i capi di stato di Portogallo, Svizzera, i leader di diversi paesi balcanici, il presidente polacco Andrzej Duda. Ci sarà anche il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva.

E a Roma convergeranno delegazioni di tutte le confessioni religiose, dal grande Imam di Al Azhar, Ahmad al Tayyebb, che è stato un importante interlocutore del Papa nel mondo musulmano, a una delegazione della comunità ebraica e il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni. Da Mosca per il patriarcato ortodosso arriva il metropolita Antonij.

I "grandi" assenti restano il presidente Vladimir Putin, che ha deciso di inviare la ministra della Cultura Olga Ljubimova e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si è fatto notare nei giorni scorsi per non aver offerto le sue condoglianze al Papa.

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