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Mocerino (Netgroup): c'è bisogno di specialisti per cybersecurity

di TMNews mercoledì 11 maggio 2022
2' di lettura

Roma, 11 mag. (askanews) - C'è bisogno di un esercito di veri specialisti - 100mila o anche di più - per affrontare la sfida della cybersecurity in un contesto che vede moltiplicarsi le minacce. L'ha spiegato ad askanews Giuseppe Mocerino il presidente di Netgroup, la multinazionale italiana specializzata in soluzioni IT, che ha partecipato a CybertechEurope 2022 a Roma.

"In realtà la nostra partecipazione al CyberTech - questa è la terza partecipazione negli anni dal 2018 - in quest'anno ha voluto essere un momento di confronto più che andare a proporre o altro. Un momento di confronto in cui c è stato realmente uno scambio di punti di vista, di punti d'osservazione. Da questi scambi, quello che è emerso, è la grande esigenza di costruire un esercito di veri specialisti. Si parla di numeri: 100mila, ma forse anche di più. Dobbiamo creare le condizioni per costruire, in qualche modo, quelli che sono i mestieri necessari per portar avanti questo settore, che è un settore in grande espansione".

Netgroup su questo ha investito, attivando da qualche anno una sua divisione che opera nella formazione attraverso il trasferimento di competenze con una modalità - spiega Mocerino - non dissimile da quella che si seguiva per insegnare i vecchi mestieri:

"Noi già da un po di anni abbiamo istituito una nostra divisione di talent-acquisition, al cui interno c è un organizzazione, un Academy con un percorso di affiancamento, di trasferimento di conoscenza verso chi vuole affacciarsi a comprendere i mestieri del XXI secolo. Noi abbiamo voluto realizzare un modello di apprendimento, di trasferimento tecnologico, così come una volta si faceva con i vecchi mestieri. Mettiamo dei nostri senior specialist nelle piattaforme, vengono affiancati a dei giovani, o anche non giovani, ma persone con talento e con la volontà, la determinazione di voler imparare un nuovo mestiere. E quindi vengono accompagnati in questo percorso di crescita".

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Tajani: Regeni? Ad Al-Sisi augurio collaborazione giudiziaria proceda

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "Ho detto che ci auguriamo che la collaborazione giudiziaria possa procedere e si possa risolvere il problema con la soddisfazione di entrambi i Paesi, perché è giusto che ci sia la conclusione di un procedimento giudiziario in corso". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, al termine dell'incontro con il presidente egiziano Al-Sisi, ha risposto a margine a chi gli chiedeva se nel corso del colloquio è stato affrontato il caso Regeni.

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Tajani: Italia sostiene Egitto in tutti i modi per cessate fuoco Gaza

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "L'Italia sosterrà in tutti i modi il tentativo di mediazione egiziana per arrivare a un cessate il fuoco prolungato tra Israele ed Hamas. Il lavoro dell'Egitto non è facile, ma ho messo a totale disposizione il nostro Paese perché si possa raggiungere la pace in questa tormentata area mediorientale. Anche per quanto riguarda la ricostruzione abbiamo rinnovato totale sostegno all'azione egiziana. Abbiamo detto che siamo pronti a fare tutto ciò che potrebbe essere utile per favorire la mediazione egiziana": lo ha affermato dal Cairo il ministro degli Esteri e vice-premier Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a margine, al termine dell'incontro con il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

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Tajani al Cairo: attacchi Houthi problema grave, 7 mld danni a Egitto

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "C'è una comunità d'intenti per cercare di garantire la libertà di navigazione attraverso Suez e attraverso il Mar Rosso. È un problema quello degli attacchi degli Houthi grave per l'Egitto, perché ha avuto danni enormi, circa 7 miliardi di dollari. Noi abbiamo avuto danni per le nostre imprese esportatrici, più le spese che dobbiamo profondere per la presenza della nostra Marina militare che deve garantire la libertà di navigazione nel Mar Rosso": lo ha dichiarato il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a margine al termine del colloquio con il presidente egiziano Al-Sisi al Cairo.

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Ai funerali del papa occhi puntati su Trump, Zelensky e Von der Leyen

Roma, 24 apr. (askanews) - Sono più di 170 le delegazioni attese per i funerali di Papa Francesco, sabato 26 aprile (alle 20) sul sagrato della Basilica di San Pietro: in prima fila ovviamente capi di Stato e di governo, sovrani e leader spirituali. Amici e cosiddetti "nemici", come il presidente dell'Argentina Javier Milei, che in passato non ha risparmiato critiche, insulti compresi, verso Francesco. Ma gli occhi restano puntati su Donald Trump, che in partenza venerdì prevede una trasferta di meno di 24 ore, rendendo poco fattibile un incontro decisivo sull'Ucraina o sulla guerra dei dazi a margine delle esequie del Pontefice.

Come è noto, ci sarà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma dopo il no alle pressioni americane per accettare un piano considerato da Kiev piuttosto una dichiarazione di resa, tra i due non tira buona aria.

E ci sarà soprattutto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che la premier Giorgia Meloni vorrebbe vedere formalmente a colloquio con il presidente americano: anche qui, però, difficile che si intavoli qualcosa che assomigli a un vero vertice.

Ci saranno inoltre il presidente francese Emmanuel Macron e i reali di Spagna Felipe VI e Letizia. Per la Germania sia il presidente Frank-Walter Steinmeier che il cancelliere uscente Olaf Scholz e per la Gran Bretagna il principe William e il primo ministro Keir Starmer. Poi i capi di stato di Portogallo, Svizzera, i leader di diversi paesi balcanici, il presidente polacco Andrzej Duda. Ci sarà anche il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva.

E a Roma convergeranno delegazioni di tutte le confessioni religiose, dal grande Imam di Al Azhar, Ahmad al Tayyebb, che è stato un importante interlocutore del Papa nel mondo musulmano, a una delegazione della comunità ebraica e il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni. Da Mosca per il patriarcato ortodosso arriva il metropolita Antonij.

I "grandi" assenti restano il presidente Vladimir Putin, che ha deciso di inviare la ministra della Cultura Olga Ljubimova e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si è fatto notare nei giorni scorsi per non aver offerto le sue condoglianze al Papa.

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