Gli echi della foresta di LABINAC ai Giardini Reali di Venezia

di TMNewsmartedì 18 maggio 2021
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Venezia, 19 mag. (askanews) - I Giardini Reali di Venezia sono uno spazio speciale, sospeso tra la dimensione verde e lo spirito della città, simboleggiato dal campanile di San Marco, che li osserva dall'alto. E ora questo luogo, rinato negli ultimi anni, si carica anche di un valore civico, sottolineato dalla presidente della Venice Gardens Foundation, Adele Re Rebaudengo

"Noi quando abbiamo avuto in concessione il luogo - ha spiegato ad askanews - abbiamo cercato di capire il significato di un restauro e sostanzialmente abbiamo capito che certamente una parte del significato stava nel restaurare un bene che è patrimonio dell'umanità, quindi è un nostro patrimonio, ma abbiamo capito un altro aspetto importantissimo, che è quello di restituzione ai cittadini, alla città".

E parte della restituzione è anche l'apertura a mostre come "Echoes of the Forest" che il collettivo LABINAC, composto dagli artisti Maria Thereza Alves e Jimmie Durham, ha immaginato proprio per gli spazi dei Giardini Reali. Una serie di tavoli e vasi, tutti pezzi unici, realizzati con materiali veneziani, in primis il vetro e ispirati alla dimensione arboricola del Mediterraneo. L'esposizione è curata da Chiara Bertola.

"Tutti i lavori - ci ha detto - sono stati fatti per la serra e il guardino, in relazione al luogo. Sono germinati come germinano le piante qui fuori. Infatti la cosa interessante è che portano il giardino all'interno, ma mantengono anche una loro funzione. E' chiaro che sono oggetti di design e hanno quel di più di un artista contemporaneo che riesce a creare un oggetto intelligente e critico, perché questo è anche l'obiettivo".

Elemento molto importante per la fondazione Venice Gardens, è però il fatto che, seppur proponendo delle mostre, non si vuole in nessun modo diventare un museo. "Noi vogliamo essere un giardino - ha concluso Adele Re Rebaudengo - e chiamiamo gli artisti solo ed esclusivamente per creare opere per il giardino".

Opere che, almeno per questa mostra, sembrano trovare con naturalezza un proprio posto nell'ecosistema del luogo, capace di ricordare, una volta di più, l'infinita gamma dei paesaggi veneziani, città sempre pronta a stupire con la propria ostinata diversità.