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I cortocircuiti di Chen Zhen, armonie complesse tra gli opposti

di TMNews mercoledì 14 ottobre 2020
3' di lettura

Milano, 15 ott. (askanews) - Un percorso tra emozioni opposte che risuonano generando una sensazione, se non di armonia, certamente di vita, intesa come possibilità e impossibilità, tragedia e opportunità, casualità e purificazione. E' curioso come un progetto espositivo - la grande mostra che Pirelli HangarBicocca dedica all'artista cinese Chen Zhen, concepito anni fa e programmato in origine per la primavera del 2020 - acquisti un senso profondo anche alla luce dei fatti che sono venuti dopo, alla luce del tempo pandemico che stiamo vivendo.

Un senso che non risolve la domanda sull'opera d'arte, che resta universale, ma che arricchisce il, per così dire, contorno della mostra e ne rende più intensa l'esperienza per lo spettatore.

"Short-circuits" presenta oltre 20 installazioni di Chen Zhen. A curarla il direttore artistico dello spazio milanese, Vicente Todolì, che ha sottolineato sia la dimensione di cura che l'artista vedeva nel proprio lavoro sia il tema della "seconda vita", tanto per lui quanto per gli oggetti che compongono le sue opere. "Lui aveva studiato belle arti e arti sceniche in Cina - ha spiegato Todolì ad askanews - è andato di nuovo a studiare belle arti in Francia e in questo scontro tra le sue origini e la sua nuova destinazione è quello da cui deriva il titolo della mostra: Cortocircuiti. Lui diceva che da questo contrasto usciva un Big Bang della creatività".

Le opere portano, evidentemente, il senso di questa differenza dentro di esse, nella giustapposizione dei materiali e dei concetti. Un'operazione che rimanda esplicitamente al principio dello yin e yang, dell'unicità inscindibile degli opposti, del fatto che, come diceva Amos Oz, la vita fa sempre rima con la morte. Così come, nel caso della pratica di Chen Zhen, il luogo fa rima con il lavoro, attraverso modalità che Todolì riassume in tre parole chiave. "Cominciava con la residenza - ci ha detto - ossia recarsi in un luogo; la seconda parola chiave è risonanza, ossia quello che lui proponeva mentre la terza è resistenza, ossia non rinunciare a se stesso, ma anche interagire con le nuove situazioni che poi facevano finalmente nascere l'opera".

Un'altra parola chiave per capire l'artista è "transesperienze", che sintetizza il modo in cui l'incontro con un mondo diverso rispetto a quello in cui si è nati influisce poi in modo profondo sulla vita e sul lavoro, diventando un motore della produzione artistica. E, anche in questo caso, le opere portano dentro questa sensazione di contaminazione creativa, che è problematica e a volte genera sensazioni di impossibilità, a volte, come nel caso dei letti-fontana di "Jardin-Lavoir", vere e proprie epifanie del presente.

"Short-Circuits" è anche una delle prime grandi mostre che inaugurano a Milano al tempo del Covid, forse la prima per portata internazionale. Per questo anche la dimensione della visita assume connotati diversi, che comprendono anche il tema della sicurezza. "Questo volume spaziale di 5mila metri quadrati con i tetti altissimi - ha concluso Vicente Todolì - rende la visita anche un'esperienza molto sicura in questi momenti".

Lo spazio di Pirelli HangarBicocca è, a tutti gli effetti, unico e la sensazione con cui si lascia la mostra è che i lavori di Chen Zhen, che presi uno per uno hanno una forza indiscutibile, possano, nel corso dell'esposizione, trovare un modo per dialogare ancora più strettamente con le architetture che le ospitano, in senso collettivo, rendendo la narrazione retrospettiva sul lavoro dell'artista un percorso profondamente coeso. Ma questo accade principalmente nell'occhio e nel cuore del visitatore, chiamato ad attraversare una foresta che, in fondo, è sempre stata dentro di noi.

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