Roma, (askanews) - Icona dello sport paralimpico, testimonial della campagna "vaccinati contro la meningite", sportiva ma anche ideatrice del programma televisivo "La vita è una figata" su Rai1, autrice di libri. Ma prima di tutto campionessa di scherma paralimpica. Bebe Vio non si è mai arresa dopo la meningite fulminante che a 11 anni le causò un'estesa infezione con l'amputazione di gambe e avanbracci. La schermitrice, campionessa paralimpica e mondiale in carica di fioretto individuale, appena riconfermata sul podio, si racconta: "I miei genitori mi hanno fatto conoscere subito Pistorius e Zanardi, sono stati i miei idoli in assoluto. Li ho visti, e mi hanno detto anche senza gambe puoi fare tutto quello che vuoi". "Non ho avuto la fortuna di avere una persona che mi indirizzasse nella strada giusta: mi hanno detto non fare il vaccino, purtroppo l'abbiamo ascoltata. Facciamo il possibile per dire a tutti di fare il vaccino perché è una cosa semplice per evitare una gran 'rottura di palle', è una cosa facile e veloce da fare". "Facevo tanta fisioterapia, mi davo da fare, ma mi sembrava di perdere tempo e già in ospedale avevamo pensato a come tornare a fare sport. Mio padre, insieme al mio centro ortopedico, ha inventato la protesi per poter fare scherma".
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