Milano, (askanews) - In principio furono le bilance di precisione. Poi arrivarono la ferrovia e quei vagoni riscaldati da stufe a legna mai viste prima. Lì nacque l'idea che oggi è diventata un'impresa da 78 milioni di fatturato e un mercato che conta 60 Paesi in tutto il mondo. La Fratelli Bertazzoni è un'azienda familiare che produce cucine di alta gamma, nascosta nel cuore della Pianura Padana, a Guastalla, dove dal 1882 ha il suo centro produttivo. Abbiamo incontrato il ceo di questo pezzo di made in Italy, Paolo Bertazzoni, nella azienda che guida insieme ai figli: "La storia di Bertazzoni è una storia di uomini di impresa, nasce a fine 800 con padre e figlio che fabbricano bilance per industria casearia, per pesare il Parmigiano, e bilance per le farmacie". In questo inizio ci sono già le radici di quella che oggi è la Bertazzoni: la famiglia, l'ingegneria e la cultura del buon cibo. Ma è l'irrompere della ferrovia a far partire la produzione di cucine economiche : "La ferrovia era lo sbocco al mare per l'Impero austroungarico e Guastalla ebbe la fortuna di essere su quel percorso. Francesco e Antonio videro sui treni le prime cucine a legna e carbone usate dai ferrovieri sui treni a percorrenza e pensarono di adattarle all'uso domestico". Si trattava del primo apparecchio domestico integrato, capace di cuocere al forno, riscaldare la casa e, con la cenere, fornire la lisciva per il bucato. Fu un momento chiave nella storia dell'azienda, ma altri ne arriveranno, sempre sull'onda di quel progresso che la famiglia cavalcherà. Negli anni 20 con l'introduzione del modello fordista parte la produzione di serie che tra le due guerre raggiungerà gli 80mila pezzi. Poi sarà la volta della metanizzazione dell'Italia, sono gli Anni 50, e l'avvio della produzione delle cucine a gas, un trampolino di lancio verso i mercati esteri. Oggi è da lì che arriva il 90% del fatturato: "La nostra distribuzione geografica è abbastanza omogenea: abbiamo un terzo del fatturato in Europa, un terzo in Usa e un terzo in Medio oriente, il rimanente 10% va nel lontano Oriente e in Australia". L'Italia pesa per il 10% sul fatturato complessivo ma questo, precisa il patron dell'azienda, non vuol dire che si trascuri il mercato domestico. Di sicuro fuori dai confini nazionali c'è un particolare interesse per un prodotto 100% made in Italy, a cui Bertazzoni sta rispondendo anche con la diversificazione della propria offerta: "Quello che ci sta richiedendo il mercato è quello di avere prodotti che completino l'arredamento della cucina come il freddo e il lavaggio e noi stiamo andando in questa direzione con un buon successo da qualche anno". "Seguire il respiro del mercato", è quello che Paolo Bertazzoni chiede alla sua azienda, innovando, aprendosi a nuovi sistemi produttivi, come il modello Toyota implementato nel 2011 per ottimizzare i processi. Quello che, però, resta immutato è la famiglia, saldamente al comando da 135 anni. Almeno per ora: "L'apertura al mercato è sempre una possibilità che dobbiamo tenere presente perchè i progetti di espansione hanno bisogno di un sostegno che può venire sicuramente dall'autofinanziamento perchè la nostra azienda è solida e ben gestita non escludiamo queste possibilità in un futuro lontano".
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