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Chiude per sempre il Cara di Mineo, Salvini: promessa mantenuta

sabato 13 luglio 2019
2' di lettura

Mineo, 9 lug. (askanews) - Il ministro dell'Interno e vicepremier, Matteo Salvini si è recato in Sicilia per la chiusura definitiva del Cara di Mineo, in provincia di Catania. Al suo arrivo al Centro di accoglienza per richiedenti asilo del comune siciliano, però, è stato anche aspramente contestato da un gruppo di lavoratori della struttura d'accoglienza catanese che teme per il proprio futuro occupazionale. Una volta all'interno della struttura, ormai in dismissione, Salvini comunque ha rivendicato di essere passato "dalle parole ai fatti" e di star pensando già a cosa verrà al posto della struttura. Si recupereranno al presidio del territorio uomini e donne, ha detto, si risparmieranno un sacco di quattrini: lavoriamo per ricollocare lavoratori, ma la Sicilia, Catania e Mineo non possono fondare il loro futuro sull'immigrazione. "Mi avevan dato del matto quando da ministro ho promesso che l'avrei chiuso perché era un centro che raccoglieva fino a 4mila persone in passato le abbiamo ridotte ridotte ridotte fino a oggi che la presenza e zero. Questo vuol dire tranquillità per il territorio e per gli agricoltori. Vuol dire recuperare molti dei 150 uomini e donne delle Forze dell'ordine che dovevano stare qua giorno e notte per controllare questi personaggi. Ora bisogna recuperare quest'area per evitare che rimanga abbandonata, ci sono già alcune idee per valorizzarla e creare valore aggiunto per il territorio e le stiamo analizzando". Riguardo alle Ong il titolare del Viminale ha ribadito di non avercela con loro "perché - ha spiegato - ci sono organizzazioni non governative che fanno positivamente e trasparentemente il loro lavoro. Se qualcuno invece trasporta immigrati clandestini, non fa un buon servizio". "Noi - ha detto - cercheremo di difendere i confini da terra, aria, mare. La nostra è una battaglia per fermare il traffico di esseri umani". Sulla questione Libia, invece, l'augurio è che le forze in campo riescano a stabilire un dialogo ma, anche se il numero di sbarchi è calato non bisogna mai abbassare la guardia: "Nell'ottica che prevenire è meglio che curare - ha detto - stiamo approntando tutti gli interventi possibili anche in caso di necessità".

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Tajani: Regeni? Ad Al-Sisi augurio collaborazione giudiziaria proceda

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "Ho detto che ci auguriamo che la collaborazione giudiziaria possa procedere e si possa risolvere il problema con la soddisfazione di entrambi i Paesi, perché è giusto che ci sia la conclusione di un procedimento giudiziario in corso". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani, al termine dell'incontro con il presidente egiziano Al-Sisi, ha risposto a margine a chi gli chiedeva se nel corso del colloquio è stato affrontato il caso Regeni.

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Tajani: Italia sostiene Egitto in tutti i modi per cessate fuoco Gaza

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "L'Italia sosterrà in tutti i modi il tentativo di mediazione egiziana per arrivare a un cessate il fuoco prolungato tra Israele ed Hamas. Il lavoro dell'Egitto non è facile, ma ho messo a totale disposizione il nostro Paese perché si possa raggiungere la pace in questa tormentata area mediorientale. Anche per quanto riguarda la ricostruzione abbiamo rinnovato totale sostegno all'azione egiziana. Abbiamo detto che siamo pronti a fare tutto ciò che potrebbe essere utile per favorire la mediazione egiziana": lo ha affermato dal Cairo il ministro degli Esteri e vice-premier Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a margine, al termine dell'incontro con il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi.

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Tajani al Cairo: attacchi Houthi problema grave, 7 mld danni a Egitto

Il Cairo, 24 apr. (askanews) - "C'è una comunità d'intenti per cercare di garantire la libertà di navigazione attraverso Suez e attraverso il Mar Rosso. È un problema quello degli attacchi degli Houthi grave per l'Egitto, perché ha avuto danni enormi, circa 7 miliardi di dollari. Noi abbiamo avuto danni per le nostre imprese esportatrici, più le spese che dobbiamo profondere per la presenza della nostra Marina militare che deve garantire la libertà di navigazione nel Mar Rosso": lo ha dichiarato il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a margine al termine del colloquio con il presidente egiziano Al-Sisi al Cairo.

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Ai funerali del papa occhi puntati su Trump, Zelensky e Von der Leyen

Roma, 24 apr. (askanews) - Sono più di 170 le delegazioni attese per i funerali di Papa Francesco, sabato 26 aprile (alle 20) sul sagrato della Basilica di San Pietro: in prima fila ovviamente capi di Stato e di governo, sovrani e leader spirituali. Amici e cosiddetti "nemici", come il presidente dell'Argentina Javier Milei, che in passato non ha risparmiato critiche, insulti compresi, verso Francesco. Ma gli occhi restano puntati su Donald Trump, che in partenza venerdì prevede una trasferta di meno di 24 ore, rendendo poco fattibile un incontro decisivo sull'Ucraina o sulla guerra dei dazi a margine delle esequie del Pontefice.

Come è noto, ci sarà il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma dopo il no alle pressioni americane per accettare un piano considerato da Kiev piuttosto una dichiarazione di resa, tra i due non tira buona aria.

E ci sarà soprattutto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che la premier Giorgia Meloni vorrebbe vedere formalmente a colloquio con il presidente americano: anche qui, però, difficile che si intavoli qualcosa che assomigli a un vero vertice.

Ci saranno inoltre il presidente francese Emmanuel Macron e i reali di Spagna Felipe VI e Letizia. Per la Germania sia il presidente Frank-Walter Steinmeier che il cancelliere uscente Olaf Scholz e per la Gran Bretagna il principe William e il primo ministro Keir Starmer. Poi i capi di stato di Portogallo, Svizzera, i leader di diversi paesi balcanici, il presidente polacco Andrzej Duda. Ci sarà anche il presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva.

E a Roma convergeranno delegazioni di tutte le confessioni religiose, dal grande Imam di Al Azhar, Ahmad al Tayyebb, che è stato un importante interlocutore del Papa nel mondo musulmano, a una delegazione della comunità ebraica e il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni. Da Mosca per il patriarcato ortodosso arriva il metropolita Antonij.

I "grandi" assenti restano il presidente Vladimir Putin, che ha deciso di inviare la ministra della Cultura Olga Ljubimova e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che si è fatto notare nei giorni scorsi per non aver offerto le sue condoglianze al Papa.

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