Immigrazione, se la Ue sta col governo la notizia si nasconde

Se l'Unione europea sta col governo Meloni sui temi migratori, ecco che come per magia la notizia sparisce...
di Daniele Capezzonevenerdì 18 aprile 2025
Immigrazione, se la Ue sta col governo la notizia si nasconde
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Ricapitoliamo. La Commissione Ue dà tre volte ragione al governo italiano: nello stilare una lista europea dei “paesi sicuri” ai fini del rimpatrio dei migranti irregolari; nell’includere nell’elenco i paesi indicati dall’Italia; nel riconoscere ai governi (e non alla magistratura) potere decisionale in materia.

Obiettivamente, siamo in presenza di un successo politico rotondo del nostro esecutivo, e – complessivamente – di un cambio di paradigma europeo: le vecchie prediche pro accoglienza, ispirate a una sostanziale negazione del problema (“non c’è alcuna invasione”, “non c’è correlazione tra migranti illegali e commissione di reati”, e altre assurdità simili), sembrano ormai finalmente in archivio. E, come Libero osservava ieri, semmai adesso è il Pd con la sinistra italiana a rappresentare l’anomalia in Europa: paese per paese, infatti, nessuna opinione pubblica nazionale pare più disposta a farsi incantare da una narrazione del genere.

E allora che si fa nelle redazioni? Si fa il possibile per attenuare-attutire-smorzare la portata della novità. Sul Corriere della Sera la notizia ieri mattina era a pagina 13, su La Stampa a pagina 14, su Repubblica addirittura a pagina 22 e senza nemmeno un richiamo in prima. Lo schema è quello che conoscete: non appena c’è un refolo di vento in direzione contraria al governo, viene immediatamente trasformato in una tempesta, e dunque vengono fuori titoli a caratteri cubitali e aperture fiammeggianti; quando invece la giornata è buona per Palazzo Chigi, entrano in campo i virtuosi della “smorzata” in redazione, i pompieri, gli addetti agli idranti.

La cosa curiosa è che – non paghi di occultare i fatti di ieri – i compagni procedono allegramente contromano in autostrada. Sapete infatti che, nel pacchetto referendario che andrà al voto a giugno, c’è anche un quesito volto a un abnorme allargamento della concessione delle cittadinanze. Riepiloghiamo lo status quo. Oggi abbiamo un meccanismo normativo in forza del quale si diventa italiani per molte strade: perché si è figli di un italiano, perché si è adottati da un italiano, perché si sposa un italiano, perché si nasce in territorio italiano da genitori stranieri (e allora occorre attendere il 18mo anno), o perché da stranieri si risiede in Italia per un certo numero di anni (ad esempio 10, se si è extracomunitari). E sono proprio le norme vigenti che già fanno sì che l’Italia sia il paese record in Europa nella concessione delle cittadinanze. Ecco: che fa il referendum? Punta a far scendere gli anni necessari da 10 a 5, allargando moltissimo le maglie.

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Si tratta di un’operazione che non corrisponde ad alcuna reale urgenza, e che è assolutamente minoritaria nel paese. Eppure la sinistra ci si è buttata sopra. Ma poi – ecco l’ulteriore cortocircuito, una specie di gran testacoda con avvitamento su se stessi – anche da quelle parti sanno che il destino del quesito referendario è segnato: ottenere il quorum convincendo la metà più uno degli italiani a recarsi alle urne è pura illusione. Una ipotesi ai confini della realtà.

E allora? E allora ecco che sia i Cinquestelle sia il Pd – ciascuno a suo modo – arretrano, non si impegnano, non si espongono. I grillini si tengono proprio alla larga, mentre i dem schierano al massimo le loro seconde file. Pronti – quando a giugno i votanti saranno stati pochissimi – a smarcarsi ancora sostenendo di non essere stati loro, dalle parti del Nazareno, a promuovere la consultazione. È prevedibile che a quel punto rimarranno con il cerino in mano per un verso Maurizio Landini e per altro verso Riccardo Magi.

Ma il Pd – sia ora sia allora – non avrà alcun motivo per chiamarsi fuori dalla responsabilità politica non solo di una sconfitta ma proprio della non comprensione della realtà e dello stato d’animo degli elettori. I quali possono accettare tutto, ma non di essere presi in giro da chi prima ha cantato per anni la canzone dell’accoglienza senza limiti, poi ha promosso un referendum squilibrato e insostenibile nei suoi effetti, e ora – dopo aver tirato il sasso – cerca maldestramente di nascondere la mano.

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