Ecco la prova: il governo è razzista perché ha trasferito in Albania 40 migranti con le manette ai polsi. Dalle sedi dei partiti di opposizione fino alle stanze di alcune redazioni, in tanti si stavano già fregando le mani davanti agli scatti provenienti dal porto di Shengjin, in Albania. Quale assist migliore per tornare alla carica contro il piano di rimpatrio ordito da Giorgia Meloni? Dalle coste albanesi l’eurodeputata dem Cecilia Strada aveva lanciato l’allarme, prontamente raccolto dai compagni oltre mare, sullo sbarco dei detenuti immobilizzati con le fascette. Inutile dire che gli slogan si sono sprecati.
Capofila è stato ovviamente il Pd che tramite la Strada ha parlato di un trattamento vergognoso, poiché «non si possono trattare le persone come bestie». Insieme alla collega Scarpa ha poi fatto visita ai detenuti che hanno raccontato come «il contenimento con fascette non è stato limitato al momento dello sbarco, ma che è anzi durato per tutto il viaggio». «Una pratica barbara», hanno rimarcato le due. Il fronte degli indignados è però trasversale (a sinistra) e va dalla paladina dei centri sociali Ilaria Salis, che ha definito quello di Gjader «il primo campo di concentramento e deportazione extra-territoriale dell’Europa contemporanea», fino al liberale al caviale Riccardo Magi di Più Europa che ha parlato di «sadico gioco dell’oca sulla pelle dei migranti».
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Bene, ora che tutti hanno avuto il loro momento di celebrità e hanno assolto al compitino giornaliero di attaccare almeno una volta il governo, è il momento di tornare seri e ripartire dalle basi. Chi erano quelli sbarcati dalla nave Libra mercoledì? La risposta l’ha data il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: «Si tratta di persone che sono state trasferite in limitazione della libertà personale anche per effetto di provvedimenti assunti dall’autorità giudiziaria». Ma guarda un po’, chi lo avrebbe mai detto. La maggior parte dei migranti trasferiti in manette sono soggetti noti alle forze dell’ordine per aver commesso diverse tipologie di reati. Secondo la normativa vigente infatti, devono avere priorità per il trattenimento nei Cpr coloro che sono considerati una minaccia per l’ordine e la sicurezza pubblica o che sono stati condannati, anche con sentenza non definitiva, per i reati per cui è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza o di particolare allarme sociale.
Ma andiamo ancora un po’ più nel dettaglio e capiamo meglio chi sono i migranti sbarcati in Albania. Ecco qualche esempio. Uno di loro, arrivato in Italia nel 2016, è stato più volte arrestato fino a cumulare un anno e cinque mesi di carcere per porto di armi, furto, resistenza a pubblico ufficiale. Proseguiamo. Un altro migrante, trattenuto dopo aver accumulato due espulsioni dal nostro Paese, vanta nel proprio curriculum reiterati crimini violenti, maltrattamenti e lesioni personali, minaccia di morte ai danni della ex compagna, rissa e detenzione di sostanze stupefacenti. Finita qua? Neanche per sogno. Uno degli stranieri trasferiti a Gjader, trattenuto a seguito della decisione di diniego della protezione internazionale, è stato condannato a 8 annidi carcere per detenzione di materiale pornografico, pornografia minorile, adescamento di minorenni, violenza sessuale aggravata e pornografia virtuale.
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Si potrebbe andare avanti dato che il casellario di oltre il 60% dei trasferiti è drammaticamente fitto. Ma tanto basta per capirele ragioni che hanno indotto gli agenti ad ammanettare i migranti. «Tra i motivi per cui si predispongono queste misure di contenimento c’è quello di proteggere la sicurezza anche degli operatori di polizia, che per quanto mi riguarda rimane sempre al primo posto», ha chiarito il ministro Piantedosi appoggiando apertamente l’operato della polizia. Anche il titolare del Viminale è tornato sull’«ampio campionario di precedenti» delle 40 persone portate in Albania: «Ci sono ben cinque casi di condanne per violenze sessuali, un caso di tentato omicidio, avevano precedenti per armi, reati contro il patrimonio, furti, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali». Insomma, in questi casi «una normalissima prassi che fa parte delle procedure operative che adottano gli operatori in autonomia».
Un grande caso, montato ad arte, per screditare l’operato del governo e degli agenti di stanza in Albania. Tanto che anche il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini si è detto sorpreso vedendo «sui giornali oggi (ieri, ndr) titoli sui 40 immigrati condannati, in attesa di espulsione e trasferiti in Albania con le manette». Ironico il suo commento: «E come dovevano trasferirli? Con le mimose? Con la colomba pasquale, con l’uovo pasquale dovevano essere trasferiti? Pensa che gente strana siamo». Eh già, cose dell’altro mondo. Criminali trasferiti da un luogo a un altro in manette. Dove finiremo...