"Serve il consenso degli interessati": Silvia Albano, presidente di Magistratura democratica e giudice della sezione immigrazione del Tribunale di Roma che ha bocciato la prima convalida di trattenimento dei migranti in Albania, lo ha detto a Repubblica a proposito della decisione del governo di trasferire nei centri in Albania i migranti irregolari e destinati al rimpatrio, dunque coloro che al momento si trovano nei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) italiani.
Secondo Albano, ci sono delle questioni giuridiche da considerare: "Il centro non si trova in territorio italiano, il protocollo esclude una cessione di territorio da parte dell’Albania. La direttiva rimpatri prevede che un migrante, che debba essere rimpatriato perché destinatario di un provvedimento di espulsione esecutivo, può essere trasferito in uno Stato terzo solo con il suo consenso, ma in questo caso verrebbe mandato in uno Stato terzo da trattenuto".
"La legge italiana e la normativa europea - ha proseguito la giudice - stabiliscono che il richiedente asilo ha diritto a stare nel territorio italiano in attesa della definizione della sua domanda, salvo il caso della procedura accelerata di frontiera. Per coloro che richiedono asilo nei cpr albanesi potrebbero non sussistere i presupposti, fermo restando che pende la questione dei paesi sicuri davanti alla Corte di Giustizia". Poi ha spiegato che "il trattenimento in Albania pone molti problemi giuridici di non facile soluzione, ad esempio in ordine all’effettività del diritto di difesa: è difficile avere contatti con l’avvocato, non è possibile effettuare colloqui in presenza col difensore, le modalità dell’esercizio di un diritto fondamentale sono affidate al responsabile del centro. Da cittadina viene da chiedersi il senso di tutto ciò".