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Immigrazione, la lista dei Paesi sicuri sblocca i centri in Albania

Fabio Rubini
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A leggere la lettera in tema di contrasto all’immigrazione, che Ursula von der Leyen ha inviato ai capi di Stato in vista del Consiglio europeo, verrebbe da dire: meglio tardi che mai. Il testo è piuttosto esplicito ed è una vera e propria sconfessione di quanto l’Europa a trazione socialista ha fatto fino ad oggi. Una doccia gelata soprattutto per il Partito democratico di EllySchlein, che quelle politiche continua a sostenere con forza. Ma anche per una parte della magistratura, quella che si è affannata per affossare il “modello Albania” elaborato dal governo.

I punti centrali della nuova politica europea, indicati dalla von der Leyen, sono tre: semplificare la definizione della lista dei “Paesi sicuri” per i rimpatri; rafforzare i poteri della missione Frontex nel contrasto all’immigrazione legale; la creazione di hub in Paesi terzi alla Ue per identificare e rimpatriare i migranti.

 

 

 

I PUNTI CENTRALI
Andiamo con ordine. Scrive Ursula: «Un elemento chiave del Patto di migrazione e asilo che ci consente di semplificare le procedure d’asilo, è l’uso del concetto di “Paesi sicuri”. La Commissione sta attualmente preparando un elenco Ue di Paesi di origine sicuri». E ancora: «A tal fine stiamo attingendo a un’analisi dell’Agenzia dell’Ue per l’asilo e ad altre fonti di informazioni disponibili per valutare una prima selezione di Paesi scelti in base a criteri oggettivi, come bassi tassi di riconoscimento dell’asilo. La nostra intenzione è di presentare una proposta per un primo elenco Ue di Paesi di origine sicuri nelle prossime settimane. Una volta adottato dal Parlamento europeo e dal Consiglio - chiude sul punto Ursula -, questo elenco sarà dinamico e potrà essere ulteriormente ampliato o rivisto nel tempo». Una misura che di fatto accelera la riapertura dei centri in Albania e mette fine a tutte le discussioni messe in campo dalla magistratura. Von der Leyen, poi, conferma quanto già emerso nelle scorse settimane sul “modello Albania”: «Stiamo aprendo la possibilità agli Stati membri di istituire “hub di rimpatrio” in Paesi terzi.

Questa è stata una parte importante della nostra discussione su soluzioni innovative per contrastare vigorosamente l’immigrazione illegale, agendo in cooperazione con i Paesi partner e assicurando che i diritti fondamentali degli individui interessati siano garantiti in linea con il diritto internazionale». Come è evidente si tratta di un autentico schiaffone in faccia al Pd e a quesgli esponenti di sinistra che, missione dopo missione, hanno più volte paragonato gli “hub” albanesi ai lager nazisti. Chissà che diranno ora i piddini a Roma e a Bruxelles.

E se tutto questo non bastasse, alle politiche morbide della sinistra italiana ed europea, von der Leyen dà un altro dispiacere quando ridefinisce il ruolo di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera: «Per completare il nuovo approccio comune sui rimpatri, la Commissione europea sta anche preparando una proposta sulla digitalizzazione della gestione dei casi di rimpatrio per la fine dell’anno. Il nuovo approccio - scrive la presidente - alimenterà anche la prossima revisione di Frontex, nella quale è importante garantire che le operazioni di rimpatrio possano essere organizzate da Frontex direttamente con i Paesi terzi, rafforzando al contempo il ruolo delle agenzie nella prevenzione dell’immigrazione illegale». Un allargamento dei compiti della flotta europea che non piacerà alla sinistra e alle Ong che pattugliano il Mediterraneo.

 

 

 

IL RUOLO DELLA TURCHIA
Il piano della Ue, però, non si limita al Mediterraneo, ma guarda anche le rotte di terra: «Il nostro impegno con la Turchia continua. Durante il mio incontro con il presidente Erdogan a dicembre, ho sottolineato il ruolo chiave della Turchia negli sforzi per stabilizzare la regione. Gli enormi sforzi della Turchia nell’ospitare i rifugiati siriani - chiude la von der Leyen- sono ora supportati anche da un ulteriore miliardo di euro per il 2024, destinato all’assistenza dei rifugiati, incluso il ritorno volontario in Siria e in altri Paesi d’origine, nonché alla gestione della migrazione e delle frontiere».

La lettera della presidente della Commissione Ue è stata accolta con giubilo da parte del centrodestra. Decisamente gelidi i commenti degli esponenti di sinistra. Per il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti: «L’Ue continua a riconoscere la validità dell’approccio italiano sull’immigrazione, confermando che l’agenda Meloni rappresenta un modello da prendere ad esempio». Poi si toglie qualche sassolino sulla questione dei Paesi sicuri: «Le decisioni della Commissione conferma quanto sostenuto da due anni dal governo italiano: la lista deve essere designata a livello europeo e applicata dai giudici, non il contrario». Perla Lega parla l’onorevole Igor Iezzi: «Gli annunci della von der Leyen dimostrano solo una cosa: la presidente si è resa conto dei danni fatti e sta cercando di tornare sui suoi passi. Finalmente l’Europa si accorge che il tema immigrazione non può essere trattato con la superficialità che ha sempre contraddistinto l’Ue e deve diventare prioritario. Come abbiamo sempre detto noi». Di diverso segno la reazione di Fiorella Zabatta co-portavoce di Avs: «È sconcertante sentire la presidente parlare di hub di rimpatrio. Questi centri non solo altro che veri e propri luoghi di deportazione».

 

 

 

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