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Diciotti, che fine hanno fatto i migranti del risarcimento

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I più cattivi risolverebbero il caso dei migranti della Diciotti che saranno risarciti dallo Stato italiano con una battuta cinematografica: "Prendi i soldi e scappa".

Dopo la discussa sentenza della Cassazione la verità che è emerge, al di là delle polemiche politiche e delle contestazioni incrociate (governo di centrodestra contro le toghe, opposizioni di sinistra contro il centrodestra), è comunque una sola: nessuno dei 190 naufraghi eritrei bloccati nell'estate del 2018 dall'allora ministro degli Interni Matteo Salvini sulla nave è rimasto in Italia. 

Come ricorda un articolo del Messaggero, quei migranti "sono distribuiti per l'Europa, la maggior parte in Belgio, Francia e Germania. Pochissimi in Svezia e in Danimarca". Erano stati 44 di loro a dare mandato all'avvocato Alessandro Ferrante di presentare domanda per risarcimento danni all'Italia. Richiesta bocciata due volte dal Tribunale civile. Per questo, di quei 44 soltanto un eritreo ha tenuto duro, decidendo di ricorrere in Cassazione, vincendo.

 

 

 

Nei primi giorni successivi allo sbarco, alcuni dei naufraghi erano stati ospitati a Rocca di Papa dal centro di prima accoglienza "Mondo migliore", vicino a Roma. Gli altri erano rimasti nell'hotspot di Messina per essere trasferiti in Irlanda e Albania. I 39 arrivati in pullman da Catania nella Capitale avevano trovato ospitalità al Baobab, associazione romana pro-migranti presieduta da Andrea Costa, che poi li aveva accompagnati al campo della Croce Rossa a Ventimiglia.

 

 

 

Questa vicenda aveva già vissuto la sua prima vita giudiziaria quando Salvini e il suo allora capo di Gabinetto al Viminale Matteo Piantedosi erano stati indagati dalla Procura di Agrigento per sequestro aggravato di persona e arresto illegale. A quel punto è il Tribunale dei ministri di Catania a intervenire, trasmettendo le carte al Senato ma nel febbraio del 2019 la Giunta per le autorizzazioni aveva bloccato tutto grazie ai voti contrari di Lega e Movimento 5 Stelle, che ancora (per poco) erano alleati di governo.

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