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Don Mattia Ferrari, il prete della Ong spiato? La sinistra impazzisce
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Anche don Mattia Ferrari, il cappellano della ong Mediterranea saving humans, è stato intercettato mediante “Graphite”, il micidiale virus spia prodotto dall'azienda israeliana Paragon Solution, leader mondiale nella produzione dei trojan informatici e appartenente al fondo americano AE Industrial Partners. Come già accaduto all’ex no global Luca Casarini e al direttore di Fanpage Francesco Cancellato, anche don Mattia, vice parroco di Nonantola in provincia di Modena, ha ricevuto nei giorni scorsi da Meta, la società di Mark Zuckemberg che gestisce i servizi di messaggistica istantanea Whatsapp e Messenger, la comunicazione di essere stato obiettivo di un «sofisticato attacco sostenuto da entità governative non meglio identificate».
I sistemi di sicurezza di Menlo Park hanno quindi scoperto ancora una voltala presenza del virus spia di Paragon Solution sui cellulari dove sono installati i suoi applicativi. Per Meta si tratta sicuramente di uno smacco in quanto le conversazioni dei suoi servizi di messaggistica sono crittografate “end-to-end”, un metodo di sicurezza nato proprio per proteggerle da accessi esterni. Grazie alla crittografia end -to -end, nessuno, compresi Google e terze parti, può leggere i messaggi ed intercettare le conversazioni. Graphite, però, è riuscito a “bucare” i cellulari in questione ed a clonarne l’intero contenuto, compresi i dati criptati. John Scott Railton, ricercatore dell’Università di Toronto a cui la ong Mediterranea ha fatto analizzare i device di Casarini e don Mattina dopo le segnalazioni di Meta, ha fatto sapere che «essere avvisati di essere presidi mira da un attacco sostenuto da un qualche governo indica che la persona è stata probabilmente selezionata per il monitoraggio utilizzando capacità avanzate». «L’avviso di Meta è molto utile per suggerire che potrebbe esserci un problema più grande, più tecnologie in gioco e più casi che ora devono essere indagati», ha aggiunto Scott Railton.
Casarini, che a seguito della segnalazione ricevuta da Meta ha presentato una denuncia alle Procure di Palermo e di Napoli, è stato sentito ieri dal Centro operativo per la cybersicurezza della Polizia del capoluogo siciliano. La deposizione, durata più di 2 ore, è servita agli inquirenti per «acquisire informazioni sui tempi, sui modi e su come ho appreso il fatto di essere sottoposto all’attacco spyware», ha precisato al termine lo stesso Casarini. «Ho fornito indicazioni importanti», ha aggiunto, ricordando che il cellulare «si scaricava con estrema velocità, pur essendo un prodotto nuovo».
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Inevitabile su quanto accaduto la polemica politica. Soprattutto perché Paragon Solution ha come clienti solo istituzioni pubbliche ed autorità governative, ad iniziare dai nostri Servizi segreti che hanno però provveduto alla disdetta del contratto appena esploso lo scandalo. «La vicenda dello spionaggio attraverso lo spyware di Paragon sta assumendo contorni agghiaccianti: giornalisti, attivisti e ora anche sacerdoti spiati da un sistema dato in uso solo ad apparati dello Stato: Giorgia Meloni non può più fare finta di nulla e deve dire chiaramente cosa sta accadendo, chi è coinvolto e, soprattutto, da dove è arrivato l’ordine di intercettare queste persone», ha affermato il segretario di +Europa, Riccardo Magi. «Hanno spiato anche don Mattia. È pazzesco. Se fanno così con i personaggi famosi, immaginate cosa possano fare ai cittadini comuni? E Meloni scappa senza dirci di chi è la responsabilità», è stato invece il commento dell’ex premier Matteo Renzi.
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