Centri in Albania trasformati in hub per il rimpatrio? L'ultima idea del governo

martedì 11 febbraio 2025
Centri in Albania trasformati in hub per il rimpatrio? L'ultima idea del governo
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Anticipare toghe e giudici per decreto, l'ennesimo. Il governo starebbe per modificare la destinazione d'uso del complesso albanese di Gjader e forse anche dell'hotspot di Shengjin, trasformandoli, scrive il Corriere della Sera, "da centro di accoglienza per richiedenti asilo, provenienti da Paesi inseriti nella lista italiana di quelli sicuri, a Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr)"

In Albania, dunque, ci finiranno migranti gà destinatari di decreto di espulsione dall’Italia. E quindi da riportare in patria. È il destino che attende il complesso albanese di Gjader e forse anche l’hotspot sulla costa di Shengjin.

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Sarebbe questo infatti il modo più rapido ed efficace per rispondere alla magistratura italiana che per tre volte ha bocciato i trattenimenti di migranti in Albania. Bisogna fare in fretta, perché tutto è appeso alla sentenza dei magistrati della Corte di Giustizia europea su quali siano i Paesi sicuri secondo l’Ue. Sentenza attesa per il prossimo 25 febbraio "ma l’esecutivo - si legge sempre sul Corsera - vuole agire prima, anche perché i giudici di Lussemburgo potrebbero anche prendersi altro tempo.

Il decreto allo studio "non modifica il memorandum con Tirana siglato il 6 novembre di due anni fa", ma il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte trova comunque il modo di festeggiare intestandosi una molto presunta vittoria politica: "Il governo sta ripiegando sull’idea di fare dei centri in Albania dei semplici Cpr, come quelli che sono già in Italia, per i migranti in attesa di espulsione, con l’aggiunta che andrebbero da una sponda all’altra dell’Adriatico a nostre spese e con il corredo di tutto il personale necessario. Meloni ti avevamo avvertito in tutti i modi: non fun-zio-ne-ran-no". "La diciamo noi la verità agli italiani - prosegue l'ex premier -, state prendendo atto del fallimento — a spese nostre — del progetto iniziale, messo a punto senza nemmeno valutare la sua compatibilità con il diritto europeo. Si sbarca quindi, come sempre, in Italia".

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"Non cambiamo idea sul progetto e sulla sua necessità - spiega invece Giovanni Donzelli di Fratelli d'Italia -. Lavoreremo affinché entri pienamente in funzione, nonostante vogliano provare a fermarci. Non ci scoraggeremo e andremo fino in fondo, dato che si tratta di un piano che ha valore e che nel resto d’Europa stanno iniziando a prendere come esempio".