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Migranti in Albania, Meloni avanti tutta: già pronto l'ordine alla Marina Militare

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Avanti tutta destinazione Albania. Il governo non ha alcuna intenzione di fare retromarcia sul trasferimento di migranti verso Shengjin e Gjader, nonostante la nuova "opposizione" delle toghe. A poche ore dallo stop della Corte d'Appello che non ha convalidato il trattenimento di 43 bengalesi ed egiziani, la premier Giorgia Meloni, in tandem con il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri degli Interni Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio (la stessa "squadra" finita sotto inchiesta a Roma per il caso Almasri) dovrebbe dare già entro questa settimana l'ordine di salpare alle unità della Marina militare. 

Dal punto di vista legale, scrive il Corriere della Sera, a Palazzo Chigi stanno valutando due opzioni: "Ricorso in Cassazione contro la bocciatura della Corte d’appello oppure attendere la sentenza della Corte di giustizia europea del prossimo 25 febbraio". In questo caso, si ripeterebbe lo stesso canovaccio già visto sul finire del 2024 ma con una modifica: non sarebbe più il governo a mettere a punto un nuovo decreto ma il Parlamento stesso a studiare una modifica alle norme per sottrarre alla Corte d'Appello il potere di "vita o di morte" sui trasferimenti. 

 

 

Sul tavolo dei magistrati del Lussemburgo c'è ancora l'annosa questione della definizione di "paesi d'origine sicuri". Questione centrale anche per gli altri paesi dell'Unione europea, già pronti a fare loro il modello-Italia e adottarlo da giugno 2026 quando entrerà in vigore il Patto per l’asilo e l’immigrazione. Anche per questo, sottolinea sempre il Corsera, Meloni non ha alcuna intenzione di "congelare" la sua strategia. 

 

La decisione della Corte d'Appello ha in ogni caso alzato nuovamente la temperatura tra maggioranza e opposizione, già incadescente dopo il caso-Libia. E se dal Pd attaccano il centrodestra, Sara Kelany di Fratelli d'Italia ha puntato il dito contro le toghe parlando a proposito della mancata convalida dei trasferimenti di un "grande scandalo".

 

 

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