Migranti, la Geo Barents lascia il Mediterraneo centrale: "Con decreto Piantedosi leggi assurde"
Il decreto Piantedosi inizia a sortire i primi effetti. La Geo Barents, nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere (MSF), conclude le sue operazioni nel Mediterraneo centrale. L'annuncio è arrivato dalla stessa ong che ha puntato il dito contro il governo. O meglio, contro le sue "leggi assurde e insensate: dal decreto Piantedosi del gennaio 2023 al suo inasprimento del dicembre 2024". Msf - tengono comunque a precisare - tornerà in mare il prima possibile per salvare vite nel Mediterraneo centrale, dove oltre 31.000 persone sono morte o disperse dal 2014, e conferma il suo impegno per assistere le persone in movimento in una delle rotte migratorie più letali al mondo".
La ong fa sapere che "torneremo anche per testimoniare e denunciare le violazioni commesse contro le persone migranti dall'Italia, gli stati membri dell'Unione europea ad altri attori". Stando a Juan Matias Gil, capomissione di MSF per la ricerca e il soccorso in mare, "negli ultimi 2 anni la Geo Barents ha subito 4 sanzioni da parte delle autorità italiane, per un totale di 160 giorni in cui è stata sottoposta a fermo amministrativo, per aver semplicemente adempiuto al dovere umanitario e legale di salvare vite in mare. La prassi delle autorità italiane di assegnare porti lontani, spesso al nord, per lo sbarco delle persone soccorse in mare, ha ulteriormente minato la capacità della Geo Barents di soccorrere vite in mare e di essere presente dove è più necessario".
Nel mirino, appunto, l'entrata in vigore del decreto Piantedosi. Da quel giorno "la Geo Barents ha trascorso metà dell'anno navigando da e verso porti lontani invece di assistere le persone in difficoltà. Nel giugno 2023, ad esempio, le autorità italiane hanno ordinato alla Geo Barents, che può ospitare fino a 600 persone a bordo, di dirigersi a La Spezia - a più di 1.000 km di distanza - per sbarcare 13 sopravvissuti, nonostante la disponibilità di porti molto più vicini". Da qui l'attacco frontale: "Invece di utilizzare la capacità di soccorso delle navi umanitarie, le autorità italiane ne hanno minato l'operatività. Le leggi e le politiche italiane esprimono un vero e proprio disprezzo per le vite delle persone che attraversano il Mediterraneo" sostiene Margot Bernard, coordinatrice del progetto di Msf, che conclude citando "le storie di decine di migliaia di sopravvissuti". Storie che "riecheggiano ovunque sulla nostra nave, i bambini hanno mosso i primi passi su questi ponti, le persone hanno pianto i loro cari. Quando le politiche europee di deterrenza causano così tanta sofferenza e costano così tante vite, abbiamo il dovere di insistere a favore dell'umanità".