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Migranti, la Corte di giustizia europea sospende la causa di Bologna

Giovanni M. Jacobazzi
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La Corte di giustizia dell’Unione europea ha sospeso ogni decisione circa il destino dell’ormai celebre cittadino del Bangladesh a cui la Commissione territoriale di Bologna aveva negato qualche settimana fa la protezione internazionale. Il procedimento, da quanto si è appreso, è sospeso fino alla pronuncia di una sentenza su altre due cause pregiudiziali, pervenute da altri tribunali italiani su analoghe tematiche e che sono state così riunite. Ad aver proposto il rinvio pregiudiziale ai giudici del Lussemburgo nel caso del cittadino del Bangladesh era stata a fine ottobre la sezione immigrazione del Tribunale di Bologna.

La Commissione territoriale del capoluogo emiliano, come detto, aveva dichiarato la richiesta di asilo del migrante manifestamente infondata in ragione della sua provenienza da un Paese di origine ritenuto sicuro e della mancata indicazione di gravi motivi per poter affermare il contrario. Il giudice del tribunale di Bologna Marco Gattuso, poi balzato agli onori delle cronache per le sue posizione in tema gender, aveva allora rinviato gli atti alla Corte di Lussemburgo per chiedere quale fosse il parametro su cui individuare i cosiddetti Paesi sicuri e se il principio del primato europeo imponesse di ritenere che in caso di contrasto fra le normative potesse prevalere quella comunitaria.

 

 

 

La decisione presa da Gattuso aveva innescato fortissime polemiche tra il governo e l’Associazione nazionale magistrati, sfociate questa settimana nel voto da parte del Consiglio superiore della magistratura di una pratica a sua tutela. Contrari soltanto i cinque laici di centrodestra. Domani mattina, comunque, per cercare di uscire da questo gorgo che rischia di bloccare il piano migranti del governo e quindi il centro per il trattenimento per i successivi rimpatri in Albania, l’aula della Camera voterà il “dl Flussi”.

Fra le principali novità introdotte vi è quella di aver tolto la competenza per le convalide dei trattenimenti alle sezioni specializzate in materia di immigrazione dei Tribunali per trasferirla alla Corte d’appello in composizione monocratica. «Sgraviamo sostanzialmente le sezioni specializzate in materia di immigrazione di una delle tante competenze che posseggono e facciamo sì che si possa velocizzare il lavoro delle pratiche quotidiane. E poi innalziamo ad un giudice superiore la cognizione rispetto ad una materia che tratta anche di diritti umani», ha affermato ieri in un’intervista alla Voce del Patriota Sara Kelany, deputata di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento Immigrazione del partito, nonché relatrice del “dl Flussi”.

I presidenti delle Corti d’appello, all’indomani della presentazione di questo emendamento, avevano inviato una lettera alle più alte cariche dello Stato, ad iniziare dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in cui parlavano di un «disastro annunciato» che paralizzerà il loro lavoro, impedendo anche il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Nulla di vero per Kelany. «Non è così. I giudici, nell’esaminare questo emendamento, hanno fatto anche un errore marchiano», ha commentato la parlamentare meloniana di origini egiziane.

 

 

 

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