Elon Musk all'attacco delle Ong: "Sea Watch è un'organizzazione criminale"
Non bastava Donald Trump, perla cui vittoria all’opposizione sono ancora sotto shock (e chissà fino a quando lo saranno, viste le proporzioni della sberla ricevuta da “The Donald”). Adesso ci si mette anche Elon Musk a mandare fuori di testa i progressisti nostrani. Il patron di Tesla e proprietario di X si è macchiato, agli occhi del centrosinistra italiano, di una colpa gravissima: esprimere un’opinione non conforme al pensiero dominante sul tema che a loro sta più a cuore. Ovvero l’immigrazione e la difesa che ne sta facendo - in funzione anti-Meloni - una parte significativa della magistratura.
Tutto comincia quando Musk, rispondendo a un tweet di Mario Nawfal - una delle star emergenti su X - a proposito della decisione del tribunale civile di Roma di annullare i trattenimenti dei sette migranti trasferiti in Albania rinviando il caso alla Corte di giustizia Ue, scrive: «These judges need to go». Traduzione: «Questi giudici devono andarsene». Poi, rispondendo alle affermazioni della portavoce della Ong tedesca, secondo cui «minaccia il sistema giudiziario italiano», Musk scrive: «Sea Watch è un’organizzazione criminale». In poche ore le agenzie di stampa, lo stesso X, e gli altri social, sono inondati di dichiarazioni sdegnate di esponenti del centrosinistra. Ecco una breve carrellata in ordine di apparizione. «Parole pericolose» (Ernesto Carbone, componente “laico” del Consiglio superiore della magistratura, ex parlamentare del Pd); «vada a costruire i suoi regimi nello spazio» (Sandro Gozi, eurodeputato Renew Europe); «perché Musk non si fa gli affari suoi?» (Riccardo Magi, segretario di +Europa); «è inaccettabile e un’ingerenza. Mi aspetto la condanna da parte della premier italiana» (Angelo Bonelli, Avs). Qui è necessario un inciso: agli occhi della sinistra del Belpaese, Musk è recidivo, vista la partecipazione ad Atreju, la festa dei giovani di Fratelli d’Italia, e il consolidato rapporto che lo stesso numero uno di X vanta con Meloni, che il giorno dopo la vittoria di Trump ha dedicato all’«amico Elon» un post sui suoi profili social.
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Ma torniamo ai fegati spappolati: «Inaccettabile ingerenza negli affari interni del nostro Paese» (Simona Bonafè, Pd); «la presidente Giorgia Meloni tenga a bada il suo idolo e gli dica di astenersi dal mettere in atto queste invasioni di campo» (Laura Boldrini, Pd); «ci sia maggior rispetto istituzionale perla magistratura e perla giurisdizione» (Salvatore Casciaro, segretario generale Associazione nazionale magistrati); «come si permette il signor Musk di interferire in questo modo nelle vicende politiche italiane e di minacciare la magistratura?» (Gianfranco Pagliarulo, presidente Anpi); «intromissione negli affari interni di un Paese sovrano e democratico» (Debora Serracchiani, responsabile giustizia dem); «Musk si è preso gioco della sovranità dello Stato» (Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm); «siamo sconcertati, qui si tratta della sovranità dello Stato italiano» (Alessandra Maddalena, vicepresidente Anm). Un profluvio di dichiarazioni, osserva Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, che non tiene conto di due aspetti.
Il primo: Musk, ancorché in prima fila per sostenere il ritorno di Trump alla Casa Bianca, ad ora è solo «un cittadino; illustre, famoso, ricco, ma un cittadino». Non riveste, almeno al momento, alcun incarico nella futura squadra del presidente eletto né nel team di transizione che si sta occupando del passaggio dei poteri. Non solo: le parole di Musk, aggiunge Foti, hanno lo stesso peso di quelle pronunciate dai molti che «intervengono negli affari americani». Compresi quelli con il cuore a sinistra, che durante la campagna elettorale Usa non si sono posti alcun problema nel superare il principio della “non ingerenza” pur nel prendere posizione contro Trump e a favore di Harris. «Elon può esprimersi liberamente, fatevene una ragione», aggiunge non a caso, ovviamente su X, Andrea Stroppa, referente in Italia dello stesso Musk, riportando l’articolo 21 della Costituzione. A fianco di Musk si schiera Matteo Salvini, leader della Lega, che a sua volta aveva ricevuto la solidarietà dal proprietario di X a proposito del processo Open Arms, per cui il vicepremier rischia sei anni di carcere «per aver bloccato, da ministro dell’Interno, gli sbarchi di clandestini. Elon Musk ha ragione», scrive il ministro delle Infrastrutture, «visto dall’estero tutto questo sembra ancora più incredibile».