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Matteo Piantedosi alle toghe: "Egitto paese sicuro, impugneremo tutti gli atti"

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Prosegue il braccio di ferro con i magistrati. Dopo il tribunale di Roma, a mettere i bastoni tra le ruote al governo ci pensa quello di Bologna. Almeno in fatto di migranti e, in particolare, a quelli destinati al centro di accoglienza in Albania. Una presa di posizione che non va giù a Matteo Piantedosi. "I percorsi giudiziari - afferma il ministro dell'Interno parlando con i giornalisti al termine del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza ad Ancona - sono lunghi e complessi e che ci sono dei giudici che si stanno pronunciando in un certo modo: noi non siamo d'accordo su queste pronunzie, le abbiamo impugnate, faremo altre impugnative se non dovessimo condividere altri provvedimenti e poi si arriverà a un punto in cui ogni processo arriva a un terzo grado finale che stabilirà".

Per Piantedosi è "una fase in cui è normale e legittimo che ci possano essere delle opinioni diverse, opinioni in termini di applicazione della legge". Per questo "siamo convinti di quello che abbiamo affermato e di quello che abbiamo fatto. Siamo convinti, peraltro, che sia tutto conforme al diritto europeo, e che addirittura dal 2026 le regole europee saranno ancora più stringenti da questo punto di vista". Da qui l'avvertimento: "Se qualcuno deciderà di prendere decisioni diverse - ribadisce -, noi le impugneremo e aspireremo a ottenere in sede giudiziaria quelle che sono la conformità dei nostri convincimenti". 

 

 

D'altronde il comportamento delle toghe, ultime quelle catanesi (hanno dichiarato che l'Egitto non è sicuro), non va di pari passo con quanto dichiarato dal legislatore. "L'Egitto è un Paese sicuro perché è stato previsto dal legislatore, con quel decreto legge che il governo ha approvato qualche settimana, ed è fra i Paesi considerati a oggi sicuri secondo quei parametri che stanno dietro a quel tipo di valutazione".

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