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Sea Eye 5 sfida il governo: "A Ortona non sbarchiamo", scontro sul porto finale

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Ancora una "rivolta" firmata Ong. La nave Sea-Eye 5 ha salvato 172 persone in tre diverse operazioni al largo di Lampedusa negli ultimi due giorni. Il primo intervento martedì mattina, su segnalazione di Alarm phone: tratti in salvo 54 migranti che erano in difficoltà nella zona di soccorso maltese. Altre 93 persone, la cui presenza in mare era stata segnalata dalla barca a vela Trotamar III, sono state salvate su indicazione della guardia costiera italiana. A queste si sono aggiunte altre 25 persone tratte in salvo durante la rotta della Sea Eye 5. Trentuno migranti sono stati trasbordati su una motovedetta della guardia costiera, dando indicazioni alla ong di dirigersi verso Ortona (Chieti) per lo sbarco delle altre persone. Quest’ultima decisione viene contestata dalla ong dal momento che la nave "non può raggiungere" la cittadina abruzzese "per motivi tecnici".

Il capo missione Jan Ribbeck ha chiesto che venga assegnato un porto più vicino per lo sbarco. "Esortiamo le autorità italiane a tenere conto dei limiti tecnici della nostra nave e ad assegnarci un porto vicino - ha affermato Gorden Isler, presidente di Sea-Eye -. La Sea-Eye 5 è una nave di salvataggio che fornisce il primo soccorso e salva vite. Non è stata costruita per nessun altro scopo e non è adatta a viaggi in mare di più giorni". La Sea-Eye 5 e la Trotamar III stanno facendo rotta verso Lampedusa.

"I sopravvissuti hanno bisogno di esami e cure mediche - dice Ribbeck -. Farli restare sulla nostra nave per più di 24 ore è inaccettabile. Come equipaggio, stiamo facendo tutto ciò che è umanamente possibile ma dopo circa 36 ore di lavoro continuo anche le nostre forze sono quasi esaurite. Abbiamo bisogno urgentemente del permesso di attraccare a Lampedusa". All'orizzonte potrebbe esserci un nuovo braccio di ferro tra il governo e l'ong. 

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