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Migranti, i giudici ci rifilano 80 milioni di irregolari e la sinistra festeggia

Alessandro Gonzato
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Shamsul Islam, uno dei bengalesi subito riportati in Italia dal centro migranti in Albania, dovrebbe essere rimpatriato. Lui però si oppone: «Sono pieno di debiti, se mi mandano a casa rischio la prigione». La decisione di riportarlo qui assieme agli altri connazionali è stata presa dal tribunale di Bologna che non ha considerato il Bangladesh un “Paese sicuro”, il che ha mandato la sinistra in sollucchero. La richiesta d’asilo di Shamsul era stata bocciata a settembre dalla commissione territoriale di Forlì «per manifesta infondatezza». Rientrato in Italia dall’Albania su disposizione dei magistrati, ecco il ricorso per le pendenze accumulate in patria con la banca e la nuova richiesta di protezione internazionale.

I NUMERI
Stando al criterio della povertà, se giudici italiani e Corte di giustizia europea dovessero fissarlo definitivamente come ulteriore paletto per rendere nulli i respingimenti in base alla classificazione di “Paese non sicuro”, solo dal Bangladesh – primo Paese per arrivi clandestini in Italia e ottavo per popolazione mondiale – potrebbero sbarcare nel migliore dei casi 2,6 milioni di disoccupati (dato Eurostat), cifra che salirebbe a 7 milioni prendendo in esame la fascia di popolazione che vive in povertà assoluta, ben al di sotto dello stipendio medio nazionale di 278 euro al mese (riportato recentemente dal Dhaka Tribune), poco più di 9 euro al giorno. Inoltre in povertà (considerata non assoluta in questo caso) ci sono altre 34 milioni di persone (ultima indagine dell’Ufficio di statistica del Bangladesh). Fate voi.

 

 

In Egitto invece (secondo Paese di provenienza dei primi migranti riportati in Italia dall’Albania) la popolazione è di 112 milioni di persone, e a vivere sotto la soglia di povertà sono 38 milioni, il 30%, che vive con una decina di euro al giorno (World Data). Tra Bangladesh ed Egitto la somma fa 79 milioni di soggetti, dunque l’Italia – secondo questo bislacco principio che però rischia di fare scuola – dovrebbe aprire le frontiere a un numero di persone di gran lunga superiore agli attuali 60 milioni di residenti. Più del doppio. Al calcolo potremmo aggiungere i 3,2 milioni di marocchini alla carità o il 90% della popolazione siriana che vive con meno di 50 euro al mese (dato dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), quindi complessivamente altri 23 milioni di migranti legittimati a rimanere nel nostro Paese. Non sarebbe più finita. Valesse poi il principio secondo cui va accolto chiunque scappi da un regime, beh, in Cina stando alla Banca Mondiale ci sono 237 milioni di poveri, ed è meglio fermarsi qui.

Tra le numerose ragioni che rendono un Paese “non sicuro” c’è pure la discriminazione per l’orientamento sessuale. In Africa sono più di 30, trentatré dicono le ultime informazioni ufficiali, gli Stati dove l’omosessualità è considerata reato, e in 4 è prevista la pena di morte (Mauritania, Sudan, Nigeria e Somalia). Nel 2019 la Cassazione ha stabilito che i migranti omosessuali vanno accolti «se nei loro Paesi sono a rischio», e non si deve solo accertare che l’omosessualità nei rispettivi Stati non sia considerata illegale, ma anche che lo Stato sia in grado di fornire adeguata protezione di fronte alle minacce private. Ogni anno sono migliaia i richiedenti asilo che provano a restare in Italia dichiarandosi omosessuali, e già cinque anni fa il Corriere ha realizzato un servizio per dimostrare l’escamotage: «Il mio avvocato», riferiva un senegalese, «mi ha detto che se voglio il permesso di soggiorno devo prendere la tessera dell’Arcigay». Lo stesso senegalese confidava di avere moglie e figli, ancora in patria, e che successivamente sperava nel ricongiungimento in Italia. «Nel 99,9% dei casi», diceva poi sempre al Corriere uno dei coordinatori dell’Arcigay di Roma, «i migranti che vengono qui da noi non sono omosessuali...». Fosse davvero così, mezzo Continente nero potrebbe chiedere la residenza nelle nostre città.

DENARI PUBBLICI
Di certo c’è che solo nel Comune di Roma, amministrato si fa per dire dal sindaco dem Roberto Gualtieri, sono stati stanziati recentemente 493.200 euro per accogliere 10 migranti che si sono dichiarati Lgbtq eccetera. A Bologna ci sono già 8 strutture dedicate. A Verona il sindaco-ex calciatore Damiano Tommasi ha concesso un immobile al Circolo Pink e nella struttura è nato il primo centro per migranti omosessuali. Progetto simile nell’altrettanto “rossa” Padova. Che poi: come si fa a confutare la tesi dell’omosessualità del richiedente asilo, sia esso africano, mediorientale o dell’Estremo Oriente?

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