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Verona, i ristoratori pagano le spese legali al poliziotto aggredito dall'immigrato

Alessandro Gonzato
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«L’abbiamo sentito come un dovere morale: vogliamo pagare le spese legali al poliziotto». Il poliziotto è l’agente della Polfer che a Verona, domenica scorsa, minacciato da un immigrato col coltello gli ha sparato. Lo straniero, Moussa Diarra, 26enne maliano, è morto; l’agente è finito sott’inchiesta per eccesso di legittima difesa.

Parte del Comune amministrato dal centrosinistra si è schierato apertamente con l’africano; il vescovo ha organizzato una messa in ricordo dello straniero. E però una mole impressionante di cittadini ha preso le difese del poliziotto: «Doveva farsi ammazzare?»; «Lo straniero prima doveva fare come Kabobo?». Kabobo, a Milano, ha ucciso a colpi di piccone tre persone prese a caso per strada.

 

 

 

IL METODO E COME FUNZIONA

Solidarizza con l’agente anche un gruppo formato da 120 ristoratori e titolari di bar del centro e della provincia che, riuniti in una chat su WhatsApp, hanno avviato una raccolta fondi per pagare l’avvocato al poliziotto. Il promotore è Simone Vicentini, 48 anni, titolare del locale Puddle Beach, alle porte della città. In passato ha lanciato un’iniziativa analoga per aiutare la famiglia del piccolo Elia Rizzotti, stroncato da un’infezione cardiaca a soli 11 anni.

«Non è un’iniziativa contro qualcuno», dice Vicentini a Libero, «ma per dare una mano a chi ogni giorno tutela le nostre attività, i clienti e più in generale i cittadini. Negli ultimi anni la situazione è peggiorata, non passa giorno senza che nella nostra chat qualcuno segnali spaccate, furti o aggressioni. Non ci sembra giusto che quel poliziotto debba pagare di tasca sua. Poi il processo accerterà i fatti». Come funziona la tutela legale?

 

 

 

Per sgombrare il campo da dubbi e “bufale” abbiamo interpellato Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp. «Al momento la nostra tutela è soltanto di 5mila euro per l’intero procedimento, soldi che comunque l’agente indagato deve anticipare, e prima di ricevere il rimborso passano mesi. Ora al Senato, nell’ambito del “pacchetto sicurezza”, dovrebbero elevare la cifra a 10mila per ciascun grado di giudizio, cosa che finalmente ci permetterebbe di affrontare un processo con una certa tranquillità economica. In un periodo storico in cui siamo particolarmente nel mirino», sottolinea Pianese, «sarebbe un’ottima notizia per tutte le forze dell’ordine».

Moussa è morto appena fuori dalla stazione ferroviaria. Due ore prima aveva aggredito due poliziotti municipali, uno scaraventato a terra; alle 7 del mattino ha spaccato due vetrine e dopo che l’agente della Polfer gli ha chiesto i documenti ha brandito il coltello. Quindi lo sparo. L’indomani l’assessore comunale alle Politiche Giovanili, Jacopo Buffolo, ha dichiarato che «a una richiesta d’aiuto si è risposto con colpi di pistola». Lo stesso Buffolo è stato tra gli animatori di una fiaccolata in ricordo dell’immigrato, il quale all’attivo aveva anche un precedente per droga e pochi giorni prima non si era presentato in questura per il rinnovo del permesso. Oggi nello stesso piazzale la Lega farà un sit-in per chiedere al sindaco Damiano Tommasi (l’ex calciatore della Roma) maggiori controlli. Il problema dell’insicurezza s’è fatto pesante anche a Verona, salita di quattro posizioni in un anno nell’indice della criminalità riportato dal Sole 24 Ore. A una buona parte di ristoratori però non interessa prendersela tanto con l’amministrazione, quanto stare vicino a chi li difende.

 

 

 

IL TAM-TAM

Simone Vesentini (attenzione a non confondersi per la somiglianza dei cognomi) gestisce la storica osteria “Caffè Monte Baldo”, a due passi da piazza delle Erbe, che dista cinque minuti a piedi dall’Arena: «Noi viviamo la strada ogni giorno, e soprattutto chi ha un plateatico sa cosa significa poter contare su pattuglie che tutelano sia il personale che il cliente. Chi ci difende dev’essere messo nelle condizioni di poterlo fare senza timori. Io», aggiunuge Vesentini, «non la voglio buttare in politica. Mi sta a cuore la sicurezza, a prescindere».

Le pagine social dei quotidiani e delle televisioni di Verona sono subissate di commenti a favore dell’iniziativa: c’è chi va oltre, con esternazioni censurabili, ma moltissimi esprimono con sobrietà il proprio apprezzamento e chiedono indicazioni per contribuire. L’Iban, comunica il promotore, Vicentini, è il seguente: It82k0623011704000015441333 (Crédit Agricole Italia).

«È stato attivato mercoledì pomeriggio e in poche ore sono subito arrivate centinaia di euro. La raccolta fondi», spiega Vicentini, «è aperta a tutti, il conto corrente verrà chiuso a fine novembre e segneremo una a una le donazioni, per poi fare il resoconto finale. Se per qualche motivo i soldi non dovessero più servire li devolveremo in beneficenza». Per la famiglia del piccolo e sfortunato Elia erano stati raccolti circa 3mila euro.

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