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Migranti, la risposta del Cdm alle toghe: cosa cambia col decreto

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Il Consiglio dei ministri, come si apprende da fonti di governo, ha approvato un decreto legge in materia di migranti. Il provvedimento dovrebbe rendere norma primaria l'indicazione dei Paesi sicuri per il rimpatrio, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri, di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l'elenco

È stato rivisto l’elenco dei Paesi sicuri, recependo le indicazioni della recente sentenza della Corte di Giustizia Ue. In particolare, sono stati rimossi i Paesi rispetto ai quali erano previste “eccezioni di carattere territoriale” (Camerun, Colombia e Nigeria). Il nuovo elenco è ora contenuto in un provvedimento con forza e valore di legge per evitare possibili disapplicazioni fondate su interpretazioni della “Direttiva Accoglienza” (la quale, tra l’altro, non appare “dettagliata e incondizionata”, rimettendo il suo recepimento ai singoli Stati membri). 

L’elenco è ora composto da 19 Paesi sicuri, individuati secondo i criteri stabiliti dalla normativa europea (vedi l’art. 2bis del decreto legislativo 25/2008) e dai riscontri rinvenibili dalle fonti di informazione fornite dalle organizzazioni internazionali competenti: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d'Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. L’elenco dei paesi sicuri verrà aggiornato periodicamente, sempre mediante atto avente forza di legge.

"Questa sentenza della Corte europea è estremamente complessa, riesce difficile individuarla come norma, come qualche giudice ha fatto in questi giorni, è soggetta a interpretazione. Le fonti normative europee nel corso degli anni sono almeno tre, l'ultima è il regolamento che noi richiamiamo nelle premesse del decreto legge. Quello che vorrei dire, non in chiave polemica, è che l'individuazione di un Paese sicuro è un procedimento complesso, di carattere al tempo stesso politico e amministrativo, che richiedono competenze specifiche all'interno dei ministeri, e che spesso utilizzano informazioni riservate o sensibili che sfuggono ad altri". Lo ha detto il sottosegretario Alfredo Mantovano in conferenza stampa a Palazzo Chigi dopo il via libera in Cdm al dl recante 'disposizioni urgenti in materia di procedure per il riconoscimento della protezione internazionale'. 

"Vi è il massimo rispetto da parte del governo per i giudici, ma vi sono delle competenze istituzionali. Il vaglio giurisdizionale riguarda la posizione del singolo individuo, ma l'individuazione dei Paesi sicuri - ha proseguito Mantovano - spetta al governo. L'elenco dei Paesi sicuri sarà annualmente sottoposto a controllo anche con il Parlamento. Oggi l'individuazione dei Paesi sicuri viene affidata a una legge primaria, e si segue un'istruttoria molto rigorosa, non è che giriamo il mappamondo e puntiamo il dito, ci auguriamo - ha concluso - che questo venga tenuto in considerazione".

"Perché è stata scelta l'Albania? Perché si realizza l'opportunità di andare incontro a un obbligo previsto dal regolamento europeo. Dal 2026 sarà regolamentazione". Così il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, ospite di 'Cinque minuti' su Rai 1 parlando della lista dei paesi sicuri compresa nel decreto approvavo dal Cdm. "Tra le varie cose - aggiunge -, impone ai paesi come l'Italia di darsi la cosiddetta capacità adeguata, cioè di organizzarsi a praticare queste procedure accelerate di frontiera con un'organizzazione stabile per un certo numero di posti. All'Italia è stato assegnato un numero di più di 8mila posti". Si lavora "per la realizzazione sul territorio nazionale ma, ovviamente, non potevamo rifiutare un'opportunità di ben 880 posti che c'erano in Albania, visto che i centri che stiamo facendo in Italia hanno una disponibilità più contenuta: quelli di Porto Empedocle e Modica sono rispettivamente di 50 e 83 posti".

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