Silvia Albano, la giudice dello stop ai centri in Albania finanziava le Ong
Con per certi versi ammirevole onestà intellettuale, Silvia Albano ha ammesso che "il giudice è una persona con le sue idee, le sue convinzioni e nell'interpretazione della legge, inevitabilmente, avviene che il giudice queste convinzioni ce le metta". Quando si parla di toghe "politicizzate", insomma, anche i più strenui difensori della magistratura dovrebbero tenerlo a mente.
Proprio alla luce di quelle parole, però, è inevitabile che si accumulino sospetti e critiche all'operato della stessa Albano, che venerdì scorso ha bocciato i trattenimenti dei 12 migranti in Albania. Una sentenza coerente con quanto sempre professato dalla giudice del Tribunale di Roma, che più volte si è esposta pubblicamente (e politicamente) contro la linea del governo di Giorgia Meloni in materia migratoria.
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Esponente di Magistratura Democratica, la corrente di sinistra della magistratura e più vicina al Pd, la Albano ben prima di dichiarare illegittimo l'accordo Italia-Albania perché "giuridicamente irrealizzabile, basato su una forte limitazione del diritto di difesa" e appellandosi a una questione pregiudiziale tra norme interne ed europee, come ricorda Il Tempo era scesa in campo per difendere la collega Iolanda Apostolico, protagonista di una vicenda per certi versi analoga quando nell'ottobre del 2023 firmò la non convalida del fermo per alcuni clandestini nei centri per il rimpatrio (e che nel 2018, ai tempi del governo gialloverde, protestava a Catania contro i porti chiusi e contro Matteo Salvini allora ministro degli Interni...).
Con la Apostolico, la Albano condivide l'opposizione al Decreto migranti e la simpatia per le Ong, compresa la tedesca Sea Watch (quella di Carola Rackete). Suisocial, sottolinea ancora Rita Cavallaro sul Tempo, la Albanese "ha perfino pubblicizzato una raccolta fondi" a favore delle Ong pro-migranti e risulta una sua donazione, datata 7 ottobre 2020, a favore della Mare Jonio.
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