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Aperti i centri per i migranti in Albania

Francesco Storace
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Sei magistrati non si metteranno all’opera, l’operazione migranti operativa da ieri in Albania può rappresentare una svolta per l’Italia. I centri decisi dal governo a seguito dell’accordo con il governo Rama sono operativi da ieri e saranno utili per il trattamento delle persone salvate in mare. Il ritardo nell’apertura è stato dovuto al terreno sgretolato di uno dei centri da aprire, ma ora tutto è a posto: ad assicurarlo l’ambasciata italiana in Albania.

In base all’accordo quinquennale firmato lo scorso novembre dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal suo omologo albanese, fino a 3.000 migranti soccorsi dalla guardia costiera italiana in acque internazionali ogni mese saranno ospitati in Albania. Saranno inizialmente sottoposti a screening a bordo delle navi che li salvano. I due centri costeranno all'Italia 670 milioni di euro in cinque anni. Le strutture saranno gestite dall'Italia e saranno sotto la giurisdizione italiana, mentre le guardie albanesi forniranno la sicurezza esterna.

 

 

 

Un'area a Shengjin, 66 chilometri a nord-ovest della capitale, Tirana, sarà utilizzata per lo screening dei nuovi arrivati. Unità abitative, un piccolo ospedale, un centro di detenzione e uffici al porto sono circondati da una recinzione metallica alta cinque metri sormontata da filo spinato. L'altro centro, circa 22 chilometri a est vicino a un ex aeroporto militare a Gjader, ospiterà i migranti durante l'elaborazione delle loro richieste di asilo in un sito di circa 50 acri. I centri ospiteranno solo uomini adulti, mentre le persone vulnerabili come donne, bambini, anziani e coloro che sono malati o vittime di tortura saranno ospitate in Italia. Le famiglie non saranno separate.

 

 

 

Mentre si trovano in Albania, i migranti manterranno il loro diritto, ai sensi del diritto internazionale e dell'Unione Europea, di presentare domanda di asilo in Italia e di far sì che le loro richieste vengano elaborate lì. Si prevede che ogni richiesta richieda circa un mese per essere elaborata. L'Italia ha accettato di accogliere coloro a cui viene concesso asilo. Coloro le cui richieste vengono respinte rischiano la deportazione direttamente dall'Albania. Rama ha chiarito che nessun altro Paese potrà avere tali centri in Albania.

 

 

 

Dal fronte del centrodestra c’è soddisfazione per l’obiettivo raggiunti. Per Licia Ronzulli di Forza Italia «con l'apertura dei due centri per migranti in Albania si concretizza un tassello importante del nostro impegno sulla politica migratoria. Questi centri consentiranno non solo di alleggerire il peso sulle nostre strutture di accoglienza, troppo spesso congestionate ai limiti del collasso, ma avranno al contempo l'effetto di combattere l'immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani, disincentivando le partenze. Gli scafisti, infatti, non potranno più assicurare a chi parte l'arrivo in Italia». E sottolinea: «Dopo anni in cui l'Europa non ha saputo offrire nessuna risposta convincente sulla gestione condivisa dell'immigrazione, dal governo arriva un'iniziativa concreta ed efficace per evitare che i mari continuino ad essere invasi da barchini e barconi della morte, costruiti solo per far arricchire i trafficanti di uomini».

Manifesta orgoglio anche il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Tommaso Foti: «Prosegue spedito il progetto dei centri di accoglienza in Albania con l'attivazione delle strutture di Shengyin e Gyader. Finalmente entra a regime un nuovo modello per affrontare i flussi migratori, voluto dal presidente Meloni in collaborazione col leader albanese Rama.

 

 

 

Spiace constatare come a fronte di una lungimirante soluzione politica, che mira a gestire una problematica di portata internazionale, arrivino altrettanto puntuali certi interventi giudiziari che sembrano voler ridiscutere il concetto di “Paese extracomunitario sicuro", alla base della normativa sui richiedenti asilo. In questo modo si rischia di rimettere in libertà i clandestini che sbarcano sulle nostre coste, vanificando quanto realizzato, nonché apprezzato da altre nazioni europee, come i centri resi operativi in queste ore».

Sempre dal partito della premier si esprime Elisabetta Gardini, con una preoccupazione non secondaria, anche lei sulle azioni di certe toghe: «Purtroppo, alcuni interventi di certa magistratura rischiano di minare questo modello innovativo, mettendo in discussione il concetto di “Paese sicuro” e vanificando gli sforzi di trattenimento e rimpatrio dei migranti irregolari».

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