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Sea Watch contro Salvini: "Il rifugio sicuro che si merita, la prigione"

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Sei anni di carcere: questo quanto rischia Matteo Salvini per l'accusa di sequestro di persona nel caso di Open Arms, la Ong spagnola. Il processo è quello che si sta celebrano a Palermo, processo che dopo la richiesta di sei anni contro il vicepremier e leader della Lega è tornato per ovvie ragioni al centro del dibattito politico e mediatico.

Già, i giudici ancora contro Salvini e contro esponenti della maggioranza. E ovviamente c'è chi esulta, c'è chi si spella la mani e si auspica di vedere il ministro di Trasporti e Infrastrutture in carcere, condannato nell'ambito di un processo che a tratti appare surreale, persecutorio.

Tra chi prende posizione, ecco i colleghi tedeschi di Open Arms, ossia la ong Sea Watch, quella per cui prestava servizio Carola Rackete prima di finire all'Europarlamento. La ong è passata all'attaco sui social. Lo ha fatto in modo spudorato, scandaloso: "Quando provi a minare i diritti umani, ma lo stato di diritto ti raggiunge. Matteo Salvini potrebbe presto trovare il suo rifugio sicuro: in prigione. Una conclusione appropriata per qualcuno che priva le persone della loro libertà", hanno scritto quelli di Sea Watch.

Parole sconcertanti, ma che certo non suonano come nuove. Poche settimane fa, infatti, gli stessi di Sea Watch auguravano a Giorgia Meloni e Matteo Piantedosi "tutto il male possibile", una minaccia bella e buona piovuta nei giorni in cui premier e ministro dell'Interno erano in Libia per chiudere gli accordi sull'immigrazione. "I politici del governo italiano, Meloni e Piantedosi, sono oggi in Libia per lavorare con il primo ministro della Libia occidentale, Dabaiba, sulla loro politica migratoria distopica. Auguriamo loro tutto il male dal profondo del nostro cuore", scrivevano quelli di Sea Watch. Insomma, capito con chi abbiamo a che fare?

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