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Migranti, riparte l'assedio delle Ong: vogliono rifilarci i clandestini

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Fabio Rubini
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Noi di Libero lo avevamo scritto a inizio luglio: occhio alle Ong e al loro piano per riempire i porti italiani di migranti raccolti qua e la per il Mediterraneo. E in questi giorni di relativo bel tempo l’obiettivo di queste imbarcazioni è diventato Lampedusa. L’hot spot dell’isola in soli tre giorni è stato preso d’assalto. Solo a partire dalla mezzanotte di ieri sono stati undici gli approdi registrati, con circa 300 migranti fatti sbarcare sull’isola. Il problema è che oltre al regolare pattugliamento delle imbarcazioni della Guardia costiera e Guardia di finanza (che hanno soccorso due barchini allo sbando con a bordo, rispettivamente, 65 e 31 persone, a perlustrare il Mediterraneo sono tornate le navi delle Ong.

Sono soprattutto queste imbarcazioni a portare il maggior numero di migranti. Tanto che ieri nell’hot spot di Lampedusa le presenze hanno sfiorato quota 900. La macchina dei trasferimenti si è subito messa in moto, con tutti i problemi del caso e così sotto la supervisione del Viminale, la Prefettura di Agrigento ha disposto un doppio trasferimento di 249 e 150 migranti sul traghetto di linea diretto a Porto Sant’Empedocle. Per questa mattina, invece, è in programma un altro duplice trasferimento: 250 saranno trasferiti via mare, altri 166 su un volo Oim.

 

 

Questo iper ativismo delle Ong preoccupa il governo: giorno dopo giorno sono sempre di più le navi delle organizzazioni non governative che solcano il Mediterraneo. Oltre alla Mare Jonio dell’ex no global Luca Casarini (spalleggiata dall’imbarcazione a vela della Fondazione Migrantes della Cei), in queste ore operano anche la Geo Barents e la Trotamar III che anche ieri era in navigazione tra le coste libiche e Lampedusa. Per non parlare della Live Support, la nave di Emergency, che ieri in due diversi interventi compiuti nella acque internazionali Sar libiche, ha soccorso 96 naufraghi. A questi due si è poi aggiunto un terzo intervento, questa volte nelle acque Sar maltesi, con imbarco di 62 persone. Il tutto condito dalle solite polemiche relative all’indicazione del porto sicuro. Le autorità hanno indicato il porto di Ancona, la Ong invece avrebbe voluto sbarcare a Lampedusa. Anabel Montes Mier, capomissione della Life Support, si è lamenta perché il porto marchigiano «dista quattro giorni di navigazione».

Il piano delle Ong sembra piuttosto evidente: provare a vanificare quanto di buono l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sta facendo in questi mesi. A parlare chiaro sono i numeri. Gli sbarchi del 2024 sono diminuiti del 40% rispetto a quelli fatti registrare nello stesso periodo dell’anno scorso. Un risultato importante per il governo di centrodestra, che premia il lavoro fatto sin qui sia con i decreti sicurezza (due sono già stati approvati, il terzo approderà in Parlamento a settembre), sia con gli accordi con i Paesi da cui partono le carrette del mare. Come il nuovo “Piano Mattei”, che ha portato alla stipula di un accordo con la Tunisia. O come l’accordo con l’Albania per la costruzione di due centri di accoglienza per migranti su territorio albanese.

Anche per questo le autorità italiane sono passate al contrattacco e la Geo Barents ha subito un fermo di 60 giorni (e una multa da 3.330 euro) per «reiterate violazioni del decreto Cutro». È la terza volta nel giro di un anno che la nave viene sanzionata. Duro il commento della Ong che ha parlato di «decisione disumana». La strategia del governo è lampante: scoraggiare le partenze e dipingere l’Italia come un Paese non troppo facile da raggiungere. L’esatto opposto di quanto fatto negli annidi governo a trazione Pd. Per questo l’iper attivismo delle Ong dà da pensare. Il rischio è che si possa ricreare quel pull-factor che aveva fatto impennare gli sbarchi.

Al momento i numeri del cruscotto del Viminale dicono che la situazione è sotto controllo. A ieri gli sbarchi registrati erano 39.566 contro i 112.494 dello scorso anno e i 53.389 del 2023. Ma è chiaro che questo continuo pattugliamento delle coste da parte delle Ong mira a cambiare la narrazione. A loro, così come alla sinistra, serve poter dire che anche sul terreno degli sbarchi il governo di centrodestra ha fallito. Una politica, però, che non tiene conto del fatto che così facendo gli scafisti si fanno sempre meno scrupoli a mettere in mare carrette sempre più sgangherate.

 

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