Aboubakar Soumahoro, la Cassazione: "Sua moglie ha sottratto un milione di euro"
Quella santa donna di lady Soumahoro è andata a sbattere malamente persino in Cassazione. Quello è il luogo dove, a differenza di giornali, riviste e specialisti del gossip non puoi nemmeno dimostrare di avere diritto al lusso, all’eleganza, come pretendeva suo marito, l’onorevole Aboubakar. E ieri le hanno spiegato col deposito delle motivazioni della sentenza in cui è detto a chiare lettere che se ti freghi un milione di euro non ti mollano affatto. Puoi vestire Gucci, sfoderare borse da sogno, ma sempre sotto vai. Tanto più, hanno detto le toghe dell’Alta corte, che quei fondi sono stati distratti mentre la signora Liliane Murekatete «era indagata pure in un altro procedimento».
Da ieri mattina è tutto pubblico, ben stampato sulla prima pagina di Latina oggi e chissà quanti giornali ne avranno tenuto conto nell’edizione odierna. La vicenda di sfruttamento odioso dell’accoglienza per gli immigrati si “arricchisce” di ulteriori dettagli che è difficile derubricare in distrazioni. Sono reati e non di poco conto, dice la Cassazione nelle sue motivazioni.
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Parliamo dello scandalo Karibu, che era appunto già passato al vaglio del Gip di Latina con una misura cautelare, confermata dal tribunale del riesame di Roma. L’indagata eccellente aveva fatto ricorso con gli altri imputati in Cassazione e ieri si è appreso perché ha torto, col deposito delle motivazioni dei giudici dell’Alta corte.
«Le condotte distrattive sono state poste in essere mentre l’indagata era sottoposta a misura interdittiva per altro procedimento». Il che non ha deposto certo a suo favore. Nello scandalo Karibu, tra i reati contestati, c’è la frode nelle pubbliche forniture, «per aver distratto ed essersi appropriata delle somme erogate dalla Prefettura alla società Karibu», è riportato nelle motivazioni. Ma non c’era solo questo.
Nel lavoro certosino dei pm Giuseppe Miliano e Andrea D’Angeli, titolari dell’inchiesta, c’era tanta roba, a partire dal reimpiego di denaro proveniente dalle frodi in pubbliche forniture, fino alla bancarotta fraudolenta per distrazione con trasferimento su conti correnti esteri. Donna Liliane, ovviamente, ci ha provato con il suo difensore, l’avvocato Lorenzo Borre, tentando di spacciarsi alla stregua di una segretaria; in pratica si sosteneva che la donna «non ricoprisse cariche sociali se non quella in una società inattiva da venti anni e avente un diverso oggetto sociale relativo all’organizzazione di matrimoni».
La mazzata della Cassazione sul punto è stata netta: «È infondata la doglianza relativa alla non pertinenza del pericolo rispetto alla carica ricoperta in una società avente ad oggetto l’organizzazione di matrimoni». Come hanno aggiunto i magistrati: «Le ordinanze impugnate descrivono un ruolo ben diverso da quello di segretaria, risultando che l’indagata abbia ricoperto incarichi di gestione per quanto emerge dal contenuto di mail, da dichiarazioni di persone informate dai fatti, da attività di relazione pubbliche con esponenti delle istituzioni, dalla sostituzione della madre, come anche dall’accreditarsi come legale rappresentante della società, oltre ad essere la stessa ricorrente beneficiarla di risorse societarie distratte per un importo di oltre un milione di euro».
Le motivazioni del ricorso si riferiscono alla seconda inchiesta sullo scandalo Karibu, confluita in un procedimento unico che si sta celebrando in Tribunale. Tra le parti civili – riferisce Latina oggi - la Uiltucs, i 19 lavoratori delle due coop, diversi comuni della provincia di Latina, il Ministero degli Interni, il Codacons, il Consorzio Agenzia Inclusione dei Diritti. Per lady Soumahoro, sua madre e gli altri imputati il processo riprenderà il prossimo 13 febbraio. Va ricordato che l’onorevole Soumahoro non risulta indagato, anche se in molti si chiedono come non si fosse mai accorto di quel che succedeva in casa. A questa vicenda – davvero brutta – si è arrivati attraverso denunce dettagliate e servizi giornalistici.
Al centro delle accuse a quel particolare mondo cooperativistico, le condizioni davvero inguardabili dei centri d’accoglienza e i quattrini finiti all’estero. La condotta del clan ha avuto un considerevole impatto sociale, oltre che economico, a partire dall’aspetto indecente del ricovero dei richiedenti asilo. Altro che battaglia politica... Il deputato portato in Parlamento da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni non pronuncia più una parola sull’argomento, che pure dovrebbe essergli “familiare”...
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