Immigrazione, se anche l'agenzia Onu promuove l'Italia: meno sbarchi e più soccorsi
Non ci sono solo i dati di Frontex a mettere in risalto la svolta nelle politiche migratorie dell’Italia. Meno sbarchi da noi, meno partenze dall’Africa grazie agli accordi voluti e sottoscritti dal nostro governo con i paesi di provenienza. È il segno di un cambiamento. Non solo. Dal Viminale arriva un altro segnale in linea con i tempi. Sembra passato un secolo dalle polemiche sui centri da realizzare in Albania. Ora è la stessa Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati a trovare porte aperte da Roma per i propri controlli di competenza. E domani arriverà l’ong Humanity a Genova con il suo carico di migranti, mentre una settantina ne sono stati salvati in Calabria dalla Guardia Costiera. Insomma, il nostro paese è con le carte in regola sull’immigrazione. Senza cedimenti, ma anche con umanità.
E come abbiamo visto sarà l’Unhcr a monitorare l’attuazione del Protocollo Italia-Albania per contribuire a garantire che questo sia attuato in modo da tutelare i diritti e la dignità delle persone a cui si applica. Quanti temevano un arroccamento del governo sui diritti dei rifugiati viene facilmente smentito. Proprio perché l’Agenzia Onu non è stata parte della negoziazione e dello sviluppo del Protocollo vengono offerte le garanzie chieste al nostro governo. La decisione del Viminale arriva dopo una serie di incontri, in cui il governo italiano ha fornito ulteriori informazioni sull’attuazione del Protocollo e ribadito la forte volontà che questo sia in linea con il diritto e gli standard internazionali. Sulla base di uno scambio di lettere con il Ministero dell’Interno italiano, l’Agenzia Onu per i rifugiati svolgerà quindi un ruolo di monitoraggio alle persone a cui il Protocollo si applica, per garantire che il diritto di chiedere asilo sia tutelato e che i processi messi in atto nell’ambito del Protocollo siano equi, coerenti con gli standard internazionali e regionali in materia di diritti umani, e promuovano la protezione e le soluzioni per coloro che necessitano di protezione internazionale.
Non solo. Prosegue l’opera di soccorso per quanti hanno diritto ad essere accolti nel nostro Paese. Domani, come detto, approderà nel porto di Genova l’Humanity 1, la nave dell’Ong tedesca Sos Humanity che ha soccorso in quattro diverse operazioni nel Mediterraneo 270 persone provenienti da Bangladesh, Pakistan, Yemen, Palestina, Siria, Egitto, Etiopia, Eritrea, Ghana, Gambia e Nigeria. Nel capoluogo ligure arriveranno 199 persone, dopo un primo sbarco “selettivo” avvenuto a Lampedusa e riservato a sole 68 persone, che ha suscitato le polemiche e le proteste dei soccorritori, visto che hanno dovuto “scegliere” chi far scendere nell’isola ieri, mentre a tutte le altre persone salvate dal mare è imposto un lungo viaggio a bordo della nave prima di raggiungere il porto assegnato. Con l’Ong a frignare “per il lungo viaggio” come se l’Italia non potesse decidere nemmeno – persino dopo il via libera ai soccorsi – in quale porto far approdare i migranti. L’Italia non è contro i migranti, ma bisogna rispettare le disponibilità logistiche.
Che il nostro Paese sia impegnato seriamente a salvare chi è in difficoltà lo testimonia ulteriormente quanto accaduto in Calabria. La Guardia costiera ha soccorso a circa 80 miglia al largo della costa jonica calabrese, 71 persone che navigavano su una barca a vela. Il gruppo, di varia nazionalità (iracheni, pakistani, iraniani, afghani, egiziani), era composto da 47 uomini, 12 donne e 12 minori. I migranti sono stati temporaneamente ricoverati nella tensostruttura all’interno del porto di Roccella Jonica in attesa dei controlli sanitari ed amministrativi.
Diminuiscono dunque gli sbarchi, ma aumentala qualità dei soccorsi, perché si punta a far rispettare le regole. È una stagione nuova rispetto al passato, perché si è puntato a cooperare con i paesi di provenienza, ma pretendendo che sia certa la sovranità dell’Italia nelle nostre acque. In Europa nessuno potrà più avere alibi per negare solidarietà a Roma in tema di politiche migratorie.