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Migranti, la linea dura funziona: trattati e più sicurezza fanno crollare gli sbarchi

Fabio Rubini
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La linea dura sull’immigrazione paga. A certificarlo sono i numeri del “cruscotto statistico” del ministero dell’Interno, che nel suo ultimo report datato 2 agosto, ha rilevato come dall’inizio dell’anno gli sbarchi in Italia sono più che dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2023. Ecco le cifre: sono 33.869 le persone che sono arrivate nei porti italiani dal primo gennaio a venerdì scorso contro gli 89.401 dell’anno passato.

Un calo da record che il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti spiega così: «L’Italia continua a raccogliere i frutti del lavoro del governo Meloni sul fronte della lotta all’immigrazione selvaggia e clandestina». Poi, citando i dati del Viminale che già conoscete, prosegue: «Questi sono i risultati di politiche, come quelle proposte da Fratelli d’Italia, che sanno programmare e realizzare interventi strutturali a lungo termine e che offrono possibilità di cooperazione e sviluppo alle nazioni direttamente coinvolte nei flussi migratori».

 

 

Foti poi manda un messaggio all’opposizione: «Capiamo la difficoltà delle peggiori sinistre politiche, ovvero quelle italiane, che a corto di argomenti e puntualmente smentite dalla realtà di numeri e fatti, si trovano sotto l’ombrellone, costrette a inventarsi le solite polemicucce estive». Torniamo ai numeri. I Paesi di provenienza dei migranti giunti da noi sono il Bangladesh (7.126 sbarcati), la Siria (5.149) e la Tunisia (4.021). I minori non accompagnati che sono arrivati in Italia in questo 2024 sono 4.188 contro i 18.820 dell’anno passato e i 14.044 del 2022. Anche qui un bel passo in avanti rispetto al recente passato.

Come ha rilevato Foti, i risultati che vi abbiamo appena descritto, hanno certamente risentito positivamente degli accordi che in questi anni il governo di centrodestra ha siglato con i Paesi che fanno da “trampolino” ai viaggi della speranza. Parliamo, ad esempio, di quello con l’Egitto, la Tunisia, la Mauritania, siglati anche con il placet dell’Unione europea. Senza dimenticare quello storico con l’Albania di Rama per la creazione di un centro di accoglienza dei migranti. A questi vanno poi aggiunte le politiche del governo verso i Paesi africani, il cosiddetto “Piano Mattei”.

Senza dimenticare i tre decreti sicurezza varati dall’esecutivo e firmati dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al cui interno ci si è occupati anche di immigrazione clandestina, con norme più stringenti come ad esempio il blocco delle navi appartenenti alle Ong se non rispettano le regole imposte loro dal governo italiano; o ancora l’allungamento a 18 mesi del termine di “detenzione” all’interno dei centri di accoglienza -. Tutte norme che certamente hanno raffreddato gli entusiasmi delle varie organizzazione nell’organizzare traversate del Mediterraneo con porto d’arrivo l’Italia.

L’insieme di queste misure, unite probabilmente anche alla difficile situazione internazionale, hanno portato - dopo il “boom” di sbarchi che aveva fatto esultare la sinistra -, le cose a tornare al loro posto. Del resto, come spiega l’europarlamentare della Lega Silvia Sardone «ogni governo per poter applicare le proprie politiche deve avere il tempo necessario perché abbiamo effetto». Quello che ha avuto l’esecutivo di centrodestra in questi due anni: «Gli sbarchi dimezzati sono un’ottima notizia sulla quale la sinistra rosicherà». E non solo quella italiana: «L’Europa della von der Leyen sul tema dell’immigrazione è stata inconcludente. Ogni Stato ha dovuto fare per sé, a partire da quelli, come l’Italia, cui era stato promesso un aiuto che non è mai arrivato».

Sardone ricorda poi come la lotta dura all’immigrazione possa costare cara: «Non dimentichiamo che il nostro leader, Matteo Salvini, a ottobre dovrà affrontare l’ultima udienza di un processo per il quale rischia fino a 15 anni di carcere per aver fermato gli sbarchi. Su questo tema la linea della Lega è sempre stata chiara e ferma. In Italia come in Europa».

L’ultimo ragionamento di Sardone ci da lo spunto per tornare indietro nel tempo, al governo gialloverde, quando un Giuseppe Conte non ancora folgorato sulla strada della sinistra e del campo largo, appoggiava sorridente e soddisfatto le politiche migratorie dei decreti sicurezza. In quel governo il ministro dell’Interno era Matteo Salvini che attuò una vera e propria politica dei porti chiusi (quella che lo ha portato a processo a Palermo), ma che ebbe dal punto si vista numerico risultati straordinari.

Siamo andati a vedere il “cruscotto” del Viminale dell’epoca e i dati non mentono: nel periodo che andava dal primo gennaio al 31 agosto, gli sbarchi in Italia erano praticamente azzerati. Parliamo di appena 5.089 migranti arrivati in Italia. Un numero che fa impressione anche confrontato con quello del 2 agosto di quest’anno (33.869) che pure è ottimo.

 

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