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Lampedusa, tutto tra poche ore: massima allerta per l'attacco alle coste

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Pietro De Leo
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Una nuova impennata di sbarchi clandestini sulle coste italiane potrebbe essere imminente, agevolata dalle condizioni meteorologiche favorevoli. Ieri, Libero ha dato conto dell’intensa attività delle Ong nell’area del Mediterraneo centrale, e di come ciò potrebbe esercitare il “pull factor”, ossia un incentivo agli attraversamenti. La nave Sea Eye 4 ha svolto in 24 ore cinque operazioni, mettendo in salvo 231 persone. Tra queste, una donna incinta e una mamma insieme al suo bimbo. L’ultimo intervento (eseguito insieme al veliero Nadir di Resqship) ha riguardato un’imbarcazione di legno da cui sono state tratte in salvo 57 persone. Sono state prese in carico dalla Guardia di Finanza con le altre 174 persone a bordo. Alla Sea Eye è stato assegnato il porto di Genova dove arriverà, presumibilmente, domani.

La prassi dell’assegnazione dei porti decisa da un decreto del governo Meloni ormai tempo fa continua a suscitare le proteste da parte degli operatori Ong. «Inviando navi di soccorso civili in porti lontani - ha affermato Gorden Isler, presidente di Sea Eye - si perde tempo prezioso nella zona di ricerca e soccorso. Questa politica può avere conseguenze fatali per le persone in cerca di protezione». E aggiunge: «Molte delle persone soccorse hanno trascorso giorni nel Mediterraneo e sono indebolite e gravemente disidratate. Alcune soffrono di ustioni da carburante, ustioni chimiche che si verificano quando la benzina si mescola con l’acqua di mare e arriva a contatto con la pelle».

 

 


Nel frattempo, si registrano sbarchi anche a Bari. Si tratta delle persone tratte in salvo dalla nave Humanity 1. 178, tra queste 40 donne (alcune incinte) e 70 minori. Provengono da Libia e Eritrea. La Humanity, negli scorsi giorni, ha fatto salire a bordo 291 persone. Prima dell’arrivo nel capoluogo pugliese, alcune sono state trasferite a Lampedusa e Siracusa. A quanto riferito all’Agi da una ricercatrice di soccorso a bordo, «la zona del Mediterraneo è una zona altamente critica. Le partenze non si sono mai concluse, ma il bel tempo, le condizioni metereologiche favorevoli sicuramente aiutano l’aumentare delle partenze e quindi fino ad ora possiamo dire che sono aumentare le chiamate di soccorso nel Mediterraneo».
Due operazioni, per un totale di 120 persone, sono state invece svolte dalla Ocean Viking di Sos Mediterranee. Per quanto riguarda la prima delle due iniziative - che ha riguardato 93 persone - la Ong sui propri profili social ha dato conto della gravità di quanto accaduto: «Durante il soccorso due gommoni non identificati sono arrivati sulla scena. Due uomini con il volto coperto sono salite sull’imbarcazione con i sopravvissuti ancora a bordo, generando il panico tra i naufraghi. Diverse persone si sono dunque gettate in acqua. Circa 15 persone sono state recuperate dal nostro team. Gli uomini a volto coperto e i due gommoni sono poi ripartiti, trainando la barca vuota». Evidentemente si trattava di soggetti appartenenti alla filiera del traffico di esseri umani che volevano recuperare l’imbarcazione. L’altro salvataggio, invece, ha riguardato un barchino di legno, segnalato da Sea Bird, l’aereo bimotore della Ong Sea Watch che viene impiegato per gli avvistamenti di imbarcazioni in difficoltà.

Nel frattempo, con l’aumento degli arrivi, si pone il tema dell’afflusso all’hotspot di Lampedusa, che può contenere al massimo 380 ospiti. La situazione è ancora sotto soglia. Ieri, su disposizione della Prefettura di Agrigento (d’intesa con il Viminale), sono state trasferite 195 persone a Porto Empedocle. A Contrada Imbriacola ne restano quindi 134. Intanto, un’altra tragedia che conferma il dramma delle rotte migratorie arriva dall’Algeria. Nel deserto al confine con la Libia le autorità hanno trovato i corpi di 12 siriani e due algerini. Partiti dal Paese vicino qualche giorno fa, avrebbero perso l’orientamento e sarebbero morti a causa della sete.

 

 

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