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Migranti, il Consiglio di Stato: "Stop alle motovedette italiane alla Tunisia". Esultano sinistra e Ong

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Sospesa fino a nuova decisione il trasferimento delle motovedette alla Tunisia. A rendere nota la decisione del Consiglio di Stato le associazioni che avevano presentato ricorso al Tar del Lazio contestando il finanziamento di 4,8 milioni di euro per la rimessa in efficienza e il trasferimento alla Tunisia di 6 motovedette italiane. La notizia è stata accolta con entusiasmo da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, i due leader di Alleanza Verdi e Sinistra. L'udienza in Camera di Consiglio è prevista per l'11 luglio. La sentenza del Consiglio di Stato, che di fatto ha accolto le obiezioni delle varie associazioni pro-migranti e pro-ong, appare avere evidenti sfumature politiche. 

A fine maggio, il Tar ha rigettato il ricorso presentato da Asgi, Arci, ActionAid, Mediterranea Saving Humans, Spazi Circolari e Le Carbet contro il trasferimento delle sei motovedette alla Garde Nationale tunisina. In virtù di questa decisione, per il mese di giugno era in previsione il trasferimento delle prime tre motovedette. Le associazioni hanno però impugnato la sentenza del Tribunale amministrativo presso il Consiglio di Stato, chiedendo d'urgenza la sospensione cautelare del provvedimento. "Come sostenuto anche dalle Nazioni Unite, fornire motovedette alle autorità tunisine vuol dire aumentare il rischio che le persone migranti siano sottoposte a deportazioni illegali", è l'accusa di Maria Teresa Brocchetto, Luce Bonzano e Cristina Laura Cecchini, membri del pool di avvocate che segue il caso per conto delle associazioni. "Alla nuova ondata di arresti e deportazioni nei confronti delle persone migranti ora si affiancano persecuzioni contro gli attori della società civile che le sostengono - dichiara Filippo Miraglia di Arci - tuttavia le politiche italiane ed europee sembrano sostenersi e giustificarsi a vicenda, impermeabili agli allarmi lanciati dalle Nazioni Unite e dalle Ong internazionali che condannano unanimemente l'operato delle autorità tunisine". 

Il Tar del Lazio aveva ritenuto legittimo l'accordo contestato, considerandolo in linea con le decisioni prese a livello comunitario - si veda il Memorandum del 16 luglio 2023 tra Ue e Tunisia - e nazionale - da ultimo la conferma della Tunisia quale paese di origine sicuro - e ritenendo che il governo italiano avesse condotto una completa istruttoria a fronte di una cooperazione di lungo periodo con la Tunisia. Ora però l'accoglimento da parte del Consiglio di Stato dell'istanza cautelare rovescia la situazione: il massimo giudice amministrativo ha infatti ritenuto "prevalenti le esigenze di tutela rappresentate da parte appellante", sospendendo il trasferimento delle motovedette alla luce delle possibili violazioni che tale atto può comportare. "Le deportazioni di massa, gli arresti arbitrari e le violenze ai danni delle persone migranti dimostrano che la Tuisia non può essere considerata un luogo sicuro di sbarco. Come per la Libia, le autorità tunisine non possono quindi essere considerate un interlocutore nelle attività di soccorso", commenta Lorenzo Figoni di ActionAid Italia. "Si tratta di una decisione estremamente importante, poiché sono in gioco i diritti umani delle persone in movimento. La sospensione del trasferimento delle motovedette consente all'autorità giudiziaria di valutare la legittimità dell'atto prima che possa produrre effetti dannosi. Alla luce della documentazione depositata, riteniamo la Tunisia un porto non sicuro", conclude Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans. 

"Bene che oggi, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, il Consiglio di Stato abbia accolto la richiesta della società civile contro il trasferimento delle motovedette alla Tunisia", è il commento del verde Bonelli. "Non possiamo dimenticare che in passato queste motovedette hanno persino sparato sui migranti, un fatto inaccettabile che mette in luce la gravità della situazione. L'Italia, guidata dal governo Meloni, voleva regalare queste motovedette, ma è questo il Piano Mattei che veniva sventolato con orgoglio al G7?". Sulla stessa linea il sodale Fratoianni: "È evidente che Libia e Tunisia non sono Paesi sicuri e non garantiscono affatto i diritti umani: in quale lingua glielo deve essere spiegato? Piuttosto, anche di fronte ai drammatici naufragi di questi giorni si rende ancora più urgente - conclude Fratoianni - che l'Europa predisponga al più presto nel Mediterraneo una missione internazionale di ricerca e soccorso". 


 

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