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Immigrazione, sbarchi in calo? E il Pd boicotta il piano Ue

Fausto Carioti
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La politica italiana per contenere l’immigrazione irregolare ha iniziato a funzionare. Dal primo gennaio a ieri sono sbarcati sul territorio nazionale 5.968 immigrati: meno dello stesso periodo del 2023, quando erano stati 19.937, e anche del 2022, quando se ne contarono 6.263. Un’altra stretta Giorgia Meloni conta di darla domenica, volando al Cairo assieme ad Ursula von der Leyen, al premier belga Alexander De Croo e al greco Kyriakos Mitsotakis, per firmare col presidente Al-Sisi un accordo di “partnership” tra Ue ed Egitto simile a quello siglato a luglio in Tunisia con Kais Saied: aiuti economici europei (l’assegno stavolta è di 7,4 miliardi di euro), energia, controllo dell’immigrazione.

Per bloccare, proprio nel momento in cui si sta dimostrando efficace, il meccanismo fatto di controlli in mare e accordi con i Paesi di partenza, si mobilita ora il Pd col resto della sinistra europea. Elly Schlein accusa il governo di essere responsabile della sorte dei sessanta africani morti nel gommone partito una settimana fa dal porto libico di Zawiya, e usa questa tragedia per delegittimare l’accordo con l’Egitto.

«Anziché discutere di come mettere in mare una vera missione europea di ricerca e soccorso per salvare vite nel Mediterraneo», attacca la segretaria del Pd, «domenica la presidente della commissione von der Leyen si prepara a volare con Giorgia Meloni in Egitto, a promettere risorse al regime di Al-Sisi per fermare le partenze, in un Paese che non è sicuro né per gli egiziani né per tutti gli altri, visto che il governo egiziano non ha alcun rispetto per i diritti umani».

 

 

 

NEL PARLAMENTO UE

Assieme a Meloni, l’altro bersaglio è infatti la presidente della commissione, che paga l’apertura a destra ed in particolare la collaborazione con la premier italiana. Così ieri, nel parlamento Ue, una maggioranza composta dai gruppi di ultrasinistra, socialisti, verdi e liberali, ha votato una risoluzione con cui chiede alla commissione di spiegare perché siano stati dati 150 milioni di euro alla Tunisia, in un’unica tranche, e cosa faccia credere che il governo tunisino stia soddisfacendo i criteri sulla difesa dello stato di diritto pretesi da Bruxelles.

L’altro fronte d’attacco passa perle alte magistrature. Sinistra e ong puntano sulla Corte di Giustizia Ue per far saltare le leggi italiane sull’immigrazione e l’intesa firmata a novembre da Meloni ed Edi Rama. Tutto nasce dal giudice di Catania Iolanda Apostolico, che si è rifiutata di applicare il “decreto Cutro” ad un gruppo di immigrati provenienti dalla Tunisia, non convalidando il loro trattenimento nel centro di Pozzallo. Quel decreto, tra le altre cose, impone al migrante arrivato senza documenti, se vuole evitare di essere trattenuto nei centri per le procedure accelerate di frontiera sin quando la sua richiesta di asilo non è stata esaminata, di versare una «garanzia finanziaria», che un decreto interministeriale successivo ha fissato in 4.938 euro. Una “cauzione” che serve allo Stato italiano per tutelarsi dall’eventualità che gli sbarcati si rendano irreperibili, come avviene regolarmente.

L’avvocatura dello Stato, per conto del ministero dell’Interno, si è opposta alle ordinanze del tribunale di Catania, presentando ricorso davanti alla Cassazione. E i giudici della Suprema Corte, a loro volta, hanno rimandato la questione alla Corte di Giustizia dell’Unione, domandando se sia compatibile con il diritto comunitario «la prestazione di una garanzia finanziaria il cui ammontare è stabilito in misura fissa anziché in misura variabile, senza consentire alcun adattamento dell’importo alla situazione individuale del richiedente». Una pratica che gli ermellini hanno chiesto di affrontare con procedura urgente, per fare chiarezza in tempi rapidi.

 

 

 

CAMBIA LA CAUZIONE

Ieri si è saputo che i giudici Ue hanno deciso di non accogliere la «domanda pregiudiziale d’urgenza». Ma la procedura ordinaria è lunga, ci vorranno mesi. Durante i quali c’è il rischio che altri magistrati imitino le scelte della Apostolico. La legale degli immigrati fatti uscire dal centro di Pozzallo sostiene che ora «la palla torna al centro e ci vorrà del tempo per le decisioni, in attesa delle quali tutto resta fermo, compresa l’applicazione del decreto Cutro. E non solo in Italia, perché le procedure accelerate, con il pagamento della cauzione di cinquemila euro, sono previste anche nel protocollo firmato con l’Albania». Pure l’intesa tra Meloni e Rama, quindi, sarebbe sottoposta al verdetto della Corte di Giustizia europea.

Per uscire da questa situazione, il governo sta valutando di cambiare il decreto interministeriale che ha fissato l’ammontare della cauzione, introducendo elementi di gradualità. Non più 4.938 euro fissi, quindi, ma una cifra diversa a seconda della situazione dell’immigrato. Questo dovrebbe rendere l’impianto inattaccabile dinanzi alla Cassazione ed ai giudici europei: sugli altri elementi della nuova normativa, infatti, non sono state sollevate obiezioni consistenti.

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