Zecca dello Stato, "a chi vendeva i passaporti italiani": un caso clamoroso
Scandalo alla Zecca dello Stato. Un magazziniere dell'Istituto poligrafico aveva trovato il modo di appropriarsi di migliaia di passaporti difettosi destinati a essere distrutti. Documenti che finivano direttamente in Marocco, Francia e Albania. Qui venivano ceduti a soggetti per lo più di origine magrebina allo scopo di essere falsificati "per favorire l'immigrazione clandestina". I passaporti spariti, per cui si è svolto il processo nell'aula bunker del carcere romano di Rebibbia, riguarda uno stock da 4.000 restituiti dalla Questura di Milano al Poligrafico "in quanto difettosi del microchip".
Eppure, si legge, ci sarebbe un altro stock da 219mila passaporti (con serie AA) su cui non c'è certezza riguardo la distruzione. Così la terza Corte d'assise del Tribunale di Roma ha condannato Massimo Salomone, il dipendente infedele della Zecca dello Stato, a 6 anni e 8 mesi di reclusione per peculato. Prescritti invece i reati di associazione a delinquere e falso. Stando alle ricostruzioni, l'ex magazziniere si era appropriato tra maggio del 2014 e settembre del 2015 di almeno 114 passaporti. Dall'apposita "serra" - il locale adibito al macero dei documenti fallati - Salomone "ometteva - si legge nel capo di imputazione - di distruggerli sfruttando la presenza di intercapedini ai lati della macchina, dove inseriva effettivamente i passaporti, simulandone così l'immissione nell'apposito spazio della trituratrice.
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Poi li raccoglieva nelle apposite buste dell'immondizia, eludendo i controlli interni ed esterni, e li caricava sulla propria autovettura, parcheggiata all'interno del Poligrafico". Oltre a Salomone, sono stati condannati anche Mohamed Salah Chouli e Kamel Bechr. Il primo è accusato di "tenere i rapporti con i falsari, procacciando clienti e organizzando i viaggi all'estero per la successiva consegna". Il secondo del "ritiro dei documenti falsificati, per consentirne la consegna agli interessati".
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