Ong, porto sicuro alla Sea Watch? Ruotolo frigna e viene impallinato
Rieccolo il baffone di Sandro Ruotolo, membro della direzione del Partito democratico, responsabile dell’informazione. È appena finito il pranzo di Santo Stefano, il capitone è ancora lì che si fa sentire dalla vigilia, e l’ex giornalista partenopeo della Rai fulminato sulla via di Elly entra su Twitter che ora si chiama “X” e picchietta sullo smartphone: «Cara Sea Watch, fai bene a polemizzare con il governo del mio Paese che fa di tutto per mettersi di traverso contro le Ong che salvano vite umane in mare. Mandarvi al porto di Marina di Carrara», prosegue Ruotolo, «a 1.150 chilometri dal luogo dove avete salvato 119 immigrati è disumano».
Il primo commento, di un utente che si chiama Riccardo, è piuttosto severo: «Caro signor Ruotolo, dica alla Sea Watch di andare a Malta o in Grecia molto più vicini dell’Italia. Alla storiella del salvare le vite ci credete, forse, solo voi». Il secondo commento è il seguente, e non è che gli altri 400 siano tanto diversi: «Non salvano vite ma fanno politica e business. L’immigrazione irregolare, clandestina, è solo da condannare perché non ha nulla di buono e positivo».
In mattinata i responsabili della nave Ong tedesca avevano diffuso un comunicato: «Le 119 persone salvate sono ora al sicuro su SeaWatch5. L’equipaggio della nave ha soccorso donne, uomini e bambini in pericolo di vita nel Mediterraneo centrale». In una grafica animata la Ong mostra la distanza tra il luogo dove sono stati imbarcati i richiedenti asilo e il porto assegnato. «Lo scopo di questi porti distanti», ha accusato la Ong, «è quello di tenere le navi di soccorso lontane dall’area delle operazioni, in modo da non poter salvare altre persone in pericolo». Lo scopo delle nuove regole, invero, è quello di contrastare i trafficanti di esseri umani. Ma niente: il baffone di Ruotolo è ripartito all’attacco. Non lo fiacca nemmeno l’abbuffata natalizia.