Milano, i terroristi intercettati: "Vi sgozzeremo come pecore"
Finiti in manette nell’ambito di un’operazione antiterrorismo a Milano, i messaggi che seguivano Alaa Refaei e Mohamed Nosair, lasciano ben poco spazio a dubbi. I due arrestati nella giornata di martedì 17 ottobre erano membri di una chat a dir poco violenta con l'obiettivo di far propaganda islamista. "Frantumeremo le vostre croci. L’islam vi sgozzerà come pecore". E ancora: "Faremo in modo di far crescere una generazione che ama i campi di battaglia per seguire il percorso dei loro padri: i martiri". E anche, è un altro messaggio di una chat di chiara estrazione jihadista: "Non avremo pace finché non applicheremo la legge di Dio nella sua terra". I due, stando a quanto riportato dal Giornale, non solo li scaricavano sui loro cellulari ma li diffondevano su altre chat, allo scopo di fare propaganda.
E così entrambi sono stati arrestati per associazione all’Isis e per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo usavano i social per scaricare materiale utile diffondere la loro propaganda di apologia del jihadismo e dell’Isis: Whatsapp, Facebook, anche Tik Tok. E su ognuna delle piattaforme lasciavano traccia dei loro tentativi di agganciare altri alla causa dell’Isis. Eppure solo su Whatsapp gli investigatori hanno trovato utenze con numeri telefono riferibili a 79 Paesi. Lo Yemen, l’Azerbaijan, la Siria. Poi gli Stati Uniti e le nazioni africane. Tra i gruppi seguiti da Refaei e Refaei quello denominato "I soldati di Gerusalemme", dove gli utenti si inviavano video con riferimenti all’Isis. In uno di questi cui compare una pistola vicino a uno schermo dove appaiono foto del premier israeliano Benjamin Netanyahu e la bandiera israeliana. Il tutto con in sottofondo il Nasheed del Califfato.
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Ma c'è di più, perché in un'intercettazione Nosair parlava di "sparare con un’arma da fuoco ti fa avere un cuore di ferro, qualsiasi persona che spara diventa rigida, con quella da fuoco... Perché io, ho sparato, e all’inizio avevo paura ma dopo mi sono abituato, hai capito?". Sui profili emerge addirittura un giuramento di fedeltà e sottomissione ad Allah a cui dà in pegno la propria vita. "Possa Allah accogliere i loro martiri... guarisca i loro feriti ...". Refai ha tentato anche di indottrinare il figlio adolescente che viveva con lui in un appartamento a Monza insieme alla madre e agli altri fratelli.
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