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Piantedosi, l'allarme: "Infiltrazioni terroristiche in Italia, innalzata la protezione"

Tommaso Montesano
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Dopo l’attacco a Israele e il successivo appello al jihad a tutti gli islamici lanciato dall’ex capo di Hamas, Kaled Meshaal, l’Italia ha innalzato il livello di attenzione e rafforzato le misure di prevenzione a protezione degli obiettivi sensibili. E ieri il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervenendo in aula al Senato durante il question time, ha aggiunto un tassello sui possibili rischi cui deve guardarsi in questi giorni il nostro Paese. In particolare, ha avvertito il titolare del Viminale, «l’azione del governo si è incentrata su ogni forma di contrasto all’immigrazione irregolare, anche in relazione ai possibili profili di rischio di infiltrazione terroristica nei flussi».

In pratica, ha lanciato l’allarme Piantedosi, c’è la possibilità che per portare la “guerra santa” fuori dal Medio Oriente il network del terrore possa sfruttare il canale dell’immigrazione illegale. «I recenti tragici avvenimenti impongono una rinnovata e più elevata attenzione, in particolare attraverso il potenziamento delle attività interforze per i controlli delle frontiere e di quelle effettuate dalle specifiche task force operanti nelle aree di sbarco e negli hotspot nazionali», ha confermato Piantedosi in un’aula colpevolmente semivuota. Massima attenzione, dunque, sui porti e i centri di prima accoglienza, i primi siti toccati dai migranti sbarcati. «Ho dato specifiche direttive per l’intensificazione di ogni raccordo informativo tra le Forze di polizia e le agenzie di intelligence, al fine di monitorare l’evoluzione del conflitto e i suoi possibili riflessi sui flussi migratori, sugli ingressi e sulle presenze nel territorio nazionale». Proprio la sinergia con gli 007 conferma che la lotta alle infiltrazioni di possibili guerriglieri islamici attraverso i barconi si combatterà con l’arma della prevenzione.

 


Il Viminale sta monitorando con attenzione anche la rete delle mobilitazioni a sostegno della lotta palestinese (ieri presidio al porto antico di Genova). Questo alla luce della decisione che ha preso il ministro dell’Interno francese, Gerald Darmanin, di vietare tutte le «manifestazioni filo-palestinesi» perché «suscettibili di generare disturbi all’ordine pubblico». Non è passato inosservato che oggi le due manifestazioni in programma a Roma e Napoli coincidono con il giorno indicato dall’ex capo di Hamas, Meshaal, per il jihad: «Dobbiamo andare nelle strade e nelle piazze del mondo islamico venerdì». Una coincidenza che ha spinto la deputata leghista Simonetta Matone a chiedere al questore di Roma, Carmine Belfiore, di impedire che «la manifestazione prevista a piazza Vittorio Emanuele II si trasformi in un teatro in cui sfogare l’odio anti-sionista e anti-ebraico. La concomitanza tra la mobilitazione pro-palestinese e l’appello per l’ennesimo venerdì di collera desta preoccupazione e dovrebbe indurre le nostre autorità a considerare i gravi rischi per l’ordine pubblico e la sicurezza dei nostri cittadini».

 


Una richiesta cui si sono accodati il collega Davide Bellomo - a proposito dall’appuntamento di domani a Bari organizzato dai collettivi studenteschi («cose ignobili») - e Italia Viva. Il riferimento di Matone è all’adunata, in programma alle 18, all’Esquilino. Slogan: «Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere. Ora e sempre Intifada». Hanno già annunciato la loro partecipazione l’ex grillino Alessandro Di Battista e il sindacato Usb. Di Battista, in particolare, ha chiamato a raccolta l’universo pentastellato: «Credo sia opportuno manifestare per la pace, i diritti umani e contro una ormai intollerabile occupazione militare a danno del popolo palestinese». Oltre a Roma, oggi ci sarà una manifestazione anche a Napoli (alle ore 16,30, in piazza Garibaldi). E domani toccherà a Milano, con il corteo che alle 15,30 partirà da piazza San Babila, Vicenza, Pisa e Torino.

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