Migranti, "espulsione annullata": Firenze, un altro giudice sfida il governo

giovedì 5 ottobre 2023
Migranti, "espulsione annullata": Firenze, un altro giudice sfida il governo
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Mentre divampa la polemica su Iolanda Apostolico, la giudice di Catania che ha dichiarato illegittimo il decreto immigrazione, da Firenze arriva una sentenza che è un ulteriore colpo al governo di Giorgia Meloni. Il tribunale ha deciso di annullare l’espulsione di un migrante tunisino al quale era stato negato lo status di rifugiato, sconfessando il Viminale secondo cui la Tunisia sarebbe ancora un paese sicuro. A darne notizia è La Stampa, che ha ricostruito la vicenda di Firenze: un tunisino si era visto negare la protezione internazionale dato che il suo paese è nella lista di quelli sicuri stilata e aggiornata continuamente dal governo. 

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Il tribunale di Firenze ha però accolto il ricorso del tunisino e ha sospeso la sua espulsione, sostenendo che la Tunisia non è più sicura. “La grave crisi socioeconomica - era la tesi sostenuta dal migrante e sposata dal tribunale - sanitaria, idrica e alimentare, nonché l'involuzione autoritaria e la crisi politica in atto sono tali da rendere obsoleta la valutazione di sicurezza compiuta a marzo dal governo italiano”. La vera notizia è che a quanto pare i giudici possono mettere in discussione la valutazione di sicurezza di un paese fatta dal governo. “Il sacrificio dei diritti dei richiedenti asilo - si legge su La Stampa - non esonera il giudice dal generale obbligo di verifica e motivazione in ordine ai profili di sicurezza del Paese, sia con riferimento al rischio determinato da ragioni peculiari del singolo richiedente, sia in ordine alla sussistenza si violenza indiscriminata prodotto da un conflitto armato interno o internazionale”. 

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Pur rimanendo saldo il principio della separazione dei poteri, i giudici hanno il diritto di vivisezionare i decreti del governo in nome di una “garanzia di legalità supplementare”. Intanto la Farnesina ha riconosciuto che la Tunisia “è investita da una grave crisi democratica, con una significativa concentrazione di tutti i poteri in capo al presidente Saied”. Al tempo stesso, però, la situazione non viene considerata sufficientemente grave per “escludere il paese dalla lista di quelli sicuri”.