Migranti minorenni, cadono le bugie del Pd sull'accoglienza
Dove vanno gli immigrati che entrano nel sistema di accoglienza italiano? La risposta è interessante soprattutto per gli «msna», i minori stranieri non accompagnati. O meglio: i presunti minori, visto che il governo è stato costretto a cambiare le regole per l’identificazione proprio perché in troppi dichiaravano di avere meno di 18 anni, e dunque di meritare protezione ed assistenza particolari, pur avendo compiuto da un pezzo quell’età.
Capire come stanno le cose interessa innanzitutto per ragioni economiche, visto che le leggi, inclusa quella voluta dalla pd Sandra Zampa nel 2017, hanno caricato il costo del mantenimento di questi stranieri sulle casse dei Comuni. Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, la cui amministrazione ne ospita più di 250, quantifica la somma necessaria per ognuno di loro tra i 100 e i 120 euro al giorno.
Altri sindaci sostengono di avere spese più alte, ma in ogni caso il contributo quotidiano che lo Stato riconosce ai Comuni è di 100 euro: pagamento che, peraltro, avviene dopo che le spese sono state rendicontate, ossia - di regola - dopo parecchio tempo.
Oltre a questa, c’è una ragione politica. La sinistra, infatti, accusa il governo di dirottare quegli immigrati verso le regioni rosse, anche per far provare ai loro amministratori e a chili ha eletti il peso di quell’accoglienza che a parole apprezzano tanto.
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I numeri dicono che questa è una bufala. Né l’Emilia-Romagna di Stefano Bonaccini, né la Toscana di Eugenio Giani – i due governatori del Pd più critici nei confronti dell’esecutivo – stanno subendo un trattamento “particolare”. Lo stesso vale per la Campania di Vincenzo De Luca e la Puglia di Michele Emiliano. Motivi per lamentarsi, semmai, ne avrebbero molti amministratori di centrodestra e i loro concittadini.
I siciliani per primi. Non fa notizia, eppure dovrebbe, perché una cosa è incaricarsi della prima accoglienza degli immigrati, un’altra tenerseli a mesi di distanza dall’arrivo. Ed è proprio questo che accade. A fine agosto erano presenti in Italia ben 22.599 presunti minori che si sono dichiarati non accompagnati. Di costoro, uno su quattro è stato distribuito (o meglio è rimasto) in Sicilia. Innanzitutto ad Agrigento (sindaco di centrodestra, Francesco Miccichè), che è la provincia che ne ospita di più, quindi a Catania e altrove.
Al secondo posto c’è la Lombardia di Attilio Fontana, dove si trovano 2.736 di quegli immigrati, il 12,2% del totale. E certo, la Lombardia è grande, mala sua superficie è di poco superiore a quella dell’Emilia-Romagna e della Toscana, che pure ospitano un numero di sedicenti minori assai inferiore. Nella regione di Bonaccini (terza in questa classifica) c’è l’8% degli immigrati presunti minorenni e in quella di Giani (ottava) solo il 4,1%. La Campania e la Puglia sono quinta e sesta, con poco più del 6% della “quota msna”.
Guardando la divisione per province, l’impressione è che sia stato usato un occhio di riguardo per la Firenze di Dario Nardella, dove sono finiti appena 373 di quei possibili minorenni, ossia l’1,7%. Assai meno che nella Genova di Marco Bucci (620). In questa classifica, dominata dalle province siciliane, Agrigento è prima, con 1.472 stranieri, Milano seconda (1.235), Catania terza (901) e Roma quinta (811). Solo decima la Bologna rossa e solidale amministrata da Matteo Lepore (523), ancora più giù la Napoli di Gaetano Manfredi, che ne ospita appena 498.
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